L’infusione endovenosa di vitamina C (IVC, Intravenous Vitamin C) ha significativi effetti antitumorali che sono stati evidenziati in diverse tipologie di studi: in vivo (con modelli murini), in vitro e clinici, dimostrandosi citotossica per le sole cellule tumorali mentre preserva quelle sane.
Studi clinici con pazienti oncologici in fase terminale hanno confermato che dosi farmacologiche di vitamina C endovenosa hanno rallentato la progressione del cancro, migliorando i sintomi e prolungando la sopravvivenza1.
Come vedremo in questa esposizione, svariate patologie possono altresì trarre beneficio dalla vitamina C endovenosa. Questa pratica ha ben poco da spartire con la vitamina C assunta per bocca poichè ne occorre un livello tale nel circolo ematico ottenibile esclusivamente se iniettata direttamente in vena.
Per questo motivo occorre il monitoraggio di alcuni parametri ematici e in determinati soggetti è controindicata. Talvolta, però, vi sono perplessità ingiustificate alla somministrazione di vitamina C endovenosa, come il fatto che possa interferire con i farmaci anti-cancro utilizzati in terapia oncologica.
In realtà, alla luce degli studi più recenti, il trattamento congiunto si è dimostrato più efficace dei soli farmaci oltre a proteggere dagli effetti collaterali degli stessi.
Vitamina C: dall’integrazione orale alla somministrazione endovenosa
In natura, la maggior parte delle specie vertebrate è in grado di sintetizzare vitamina C, mentre gli esseri umani, non potendo farlo, dipendono dal consumo orale.
La vitamina C o acido ascorbico, dunque, è un nutriente idrosolubile essenziale nella dieta, con un ruolo di primo piano nella fisiologia umana. Oltre ad essere un importante antiossidante, la Vit. C aumenta la produzione di collagene ed è coinvolta nel funzionamento delle cellule immunitarie. Svolge altresì un ruolo chiave nella sintesi di L-carnitina, nel metabolismo del colesterolo, nell’attività del citocromo P-450 e nella sintesi dei neurotrasmettitori.
La farmacocinetica di questa vitamina è piuttosto complessa e solamente attraverso la somministrazione endovenosa si ottiene quel livello di concentrazione ottimale nel plasma sanguigno che riesce ad aggredire le cellule tumorali.
In particolare, è stato dimostrato che solo le concentrazioni farmacologiche derivanti da acido ascorbico per via endovenosa sono in grado di avviare la formazione di perossido di idrogeno (H 2 O 22), più comunemente conosciuto come acqua ossigenata, all’interno dello spazio extracellulare, nel tessuto connettivo o matrice2.
Sono stati altresì individuati anche altri meccanismi sugli effetti di questo tipo di somministrazione, alcuni dei quali offrono nuove opportunità di trattamento per i tumori con difetti molecolari specifici.
Ad esempio, dati emergenti mostrano che la Vit. C è anche un cofattore per il funzionamento di enzimi che regolano le vie di segnalazione cellulare e la trascrizione genica. In altre parole, può regolare l’espressione dei geni e modulare il comportamento della cellula nelle malattie, meccanismi in cui le indagini hanno anche scoperto che le cellule immunitarie possono accumulare Vit. C in concentrazioni elevate3.
Dalle prime somministrazioni ad oggi: cosa è cambiato
L’utilizzo dell’acido ascorbico come agente terapeutico per la cura del cancro è stato introdotto per la prima volta dal chimico e doppio premio Nobel Linus Pauling e dal medico Ewan Cameron a metà degli anni ’704.
Pauling e Cameron pubblicarono una serie di relazioni cliniche che indicavano tassi di sopravvivenza, rispetto ai gruppi di controllo, significativamente prolungati dei pazienti oncologici terminali trattati con 10 g/die di acido ascorbico per endovena per circa 10 giorni e successivamente per via orale.
Tuttavia, invece di proseguire con lo stesso metodo, la ricerca successiva si è incentrata quasi esclusivamente sulla somministrazione orale. Ecco perché nel cancro avanzato non si sono potuti confermare sin da subito i risultati di Pauling e Cameron56.
Occorre quindi fare un’importante distinzione tra la Vit. C somministrata per bocca e quella per endovena: con la prima si ottiene una concentrazione non superiore a 0,22 mmol per litro di sangue, con la seconda si arriva a superare i 15 mmol, il livello che riesce ad uccidere le cellule tumorali sulla base di studi preclinici7.
Negli ultimi due decenni la sperimentazione clinica con alte dosi di Vit.C endovenosa ha riconosciuto che si tratta di un potente agente antitumorale di elevata tollerabilità e sicurezza con promettenti segni di efficacia in vari tipi di cancro, sia come monoterapia che in combinazione con i farmaci8.
Inoltre, esistono forti evidenze cliniche della capacità della vitamina C endovenosa di ridurre gli effetti collaterali legati alla chemioterapia, come l’affaticamento ad esempio, e di migliorare la qualità della vita anche nel contesto delle cure palliative9.
Vitamina c endovenosa nella pratica clinica
La vitamina C endovenosa è stata implementata nella pratica clinica presso la Riordan Clinic, una clinica che è anche un istituto di ricerca, con sede a Wichita, nello stato del Kansas10.
Oggi è uno dei trattamenti fondamentali offerti da questo istituto, il cui obiettivo principale è migliorare e mantenere la salute dei suoi pazienti, senza mai limitarsi alla cura dei soli sintomi. Lo staff medico è in grado di trattare molteplici disturbi cronici e molto spesso aggiunge il protocollo della vitamina C endovena non solo nel trattamento dei pazienti ongologici, ma anche nei casi di artrite, malattia di Lyme, infezioni batteriche, infezioni virali, dolore dopo un infortunio e altro ancora.
Da oltre un ventennio, l’infusione endovenosa di vitamina C trova applicazione nella lotta alle infezioni11, nella rianimazione dei pazienti ustionati12 e nell’artrite reumatoide13.
Il protocollo Riordan prevede l’iniezione lenta di ascorbato a dosi variabili tra 0,1-1,0 grammi per chilo di massa corporea14.
La ricerca e l’implmentazione clinica, a partire dal fondatore dell’Istituto omonimo, il Dr. Hugh D. Riordan, hanno contribuito al diffondersi di questa terapia antitumorale aggiuntiva, che oggi viene utilizzata perlopiù nei contesti di sostegno al paziente in oncologia integrata.
Chi può candidarsi per ricevere Vitamina C endovenosa?
- Persone sottoposte a regimi di trattamento standard che non hanno funzionato.
- Coloro che vorrebbero migliorare l’efficacia della terapia oncologica.
- Chi intende ridurre gli effetti collaterali, la tossicità e la cancerogenicità delle terapie oncologiche.
- Coloro che cercano di migliorare la remissione con strategie che promuovono la salute e il benessere generale.
Durante questo trattamento l’acido ascorbico entra nel corpo attraverso un tubicino inserito direttamente, o tramite un dispositivo fisso (PORT), in una vena nel braccio. La somministrazione endovenosa di vitamina C ai pazienti oncologici presenta 4 importanti vantaggi che la rendono una scelta ideale di cura aggiuntiva:
- colma una probabile carenza di vitamina C, rilevata in circa la metà dei casi che giungono in clinica;
- l’IVC ha un’efficacia dimostrata sulla qualità della vita;
- si riducono sia l’infiammazione, misurata dai livelli di proteina C-reattiva, che la produzione di citochine proinfiammatorie;
- ad alte concentrazioni l’ascorbato è tossico per le cellule tumorali ma non per quelle sane, inibisce sia la progressione delle metastasi15 che l’angiogenesi16, ovvero la formazione di nuovi vasi sanguigni che possono alimentare il tumore.
Il protocollo Riordan17 prevede alcuni esami di laboratorio, tra cui ad esempio
- profilo chimico sierico con elettroliti,
- peso del paziente prima di dare inizio all’infusione endovena di acido ascorbico,
- emocromo completo,
- G6PD (Glucosio-6-fosfato deidrogenasi) dei globuli rossi, che deve essere normale, un deficit di questo enzima aumenta il rischio di emolisi (distruzione del sangue);
- esame completo delle urine.
Eventi avversi registrati in 9,328 pazienti sottoposti a vitamina C endovenosa
Gli scarsi eventi avversi registrati presso la Clinica Riordan dimostrano che questo trattamento ha un elevato profilo di sicurezza18, confermato anche da altre sperimentazioni19:
- 101 pazienti hanno mostrato lievi effetti collaterali, tra cui letargia/affaticamento,
- 59 hanno avuto un cambiamento dello stato mentale,
- 21 hanno avuto irritazione delle vene,
- 6 si sono ritrovati con flebite,
- 2 decessi in pazienti noti per essere a rischio.
Alcune strategie aiutano a ridurre l’irritazione che può insorgere quando l’ascorbato viene somministrato in vena:
- utilizzare un dispositivo per accesso venoso impiantabile fisso,
- rallentare la velocità di infusione al di sotto di 1,0 grammo al minuto,
- aggiungere cloruro di magnesio.
Il magnesio riduce gli effetti ipoglicemici delle IVC ad alte dosi.
Controindicazioni alla fleboclisi di acido ascorbico per endovena
Le principali controindicazioni a dosi elevate di vitamina C endovenosa sono:
- insufficienza renale,
- insufficienza cardiaca congestizia avanzata,
- qualsiasi situazione di sovraccarico di fluidi, ad esempio anasarca (una grave forma di edema diffuso), infusioni endovenose, eccesso di ipertonicità (aumento della tensione dei muscoli).
Vitamina C endovenosa combinata ai farmaci
Prove cliniche sulla capacità della vitamina C di potenziare la cura oncologica standard non mancano. Ad esempio, uno studio clinico randomizzato di fase 2 del 2024 ha dimostrato che, abbinando alla chemioterapia dosi elevate di vitamina C endovenosa, la sopravvivenza complessiva dei pazienti con tumore al pancreas metastatico in fase avanzata è raddoppiata da otto a 16 mesi20.
Un’interessante ricerca pubblicata sempre nel 2024 ha riportato come l’acido ascobico in dosi farmacologiche abbia ridotto il danno epatico causato da immunoterapia sia negli animali che in un gruppo di 10 pazienti con carcinoma epatico21.
Il Riordan Clinic Research Institute ha condotto ricerche sul potenziale della vitamina C endovenosa per oltre trent’anni, dimostrando che rende più tollerabili e più efficaci i farmaci anti-tumorali, migliora la vita dei pazienti oncologici, riduce l’infiammazione. Alcune pubblicazioni sono state discusse e risconosciute dal NHI, l’ente di salute pubblica più importante degli U.S.A.22.
Malgrado la ricerca unita all’esperienza clinica Riordan e le numerose evidenze che si stanno accumulando, esiste purtroppo un sostanziale disinteresse tra gli oncologi in carriera23.
Pertanto, è auspicabile che la ricerca in questo campo confermi quanto prima l’utilizzo della vitamina C endovenosa quale agente anti-cancro in grado di potenziare i farmaci tradizionali, cosicché la maggior parte dei malati oncologici ne possa usufruire a qualsiasi stadio e come terapia di supporto.
La divulgazione di queste informazioni può favorire, a partire dai pazienti, la spinta e l’interesse verso questo tipo di ricerca.