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Dieta per intolleranza al nichel (o nickel): quando farla, perché può essere utile e la difficoltà di scelta degli alimenti che può ridurne l’efficacia.
Normalmente viene consigliata per un certo periodo di tempo in caso di dermatite allergica da contatto (DAC) oppure sindrome da allergia sistemica al nichel (SNAS).
Tuttavia, anche altri disturbi possono beneficiare di una dieta con alimenti poveri di nichel. Studi recenti hanno collegato una dieta a basso contenuto di nichel con la riduzione dei sintomi causati da endometriosi e da sindrome dell’intestino irritabile.
Allergia al nichel: effetti della dieta
Il nichel produce più casi di dermatite allergica da contatto di qualsiasi altro metallo. Una volta diventati sensibili a questo metallo, lo si rimane per tutta la vita1.
I risultati dei trattamenti attualmente disponibili per l’eczema da nichel sono per lo più insoddisfacenti, in quanto il tasso di ricaduta è elevato. Ciò dipende dal fatto che il nichel è presente nella maggior parte dei prodotti alimentari.
Se non si riduce l’apporto di nichel, l’eczema continuerà a recidivare, in particolare il tipo di eczema a vescicole che compare sulle mani. La scelta accurata di alimenti con una concentrazione di nichel relativamente bassa può ridurre l’apporto dietetico giornaliero complessivo, contribuendo a controllare la dermatite da nichel.
Nella pratica però, i benefici della dieta a basso contenuto di nichel non si riscontrano uniformemente in tutti i pazienti che la seguono2.
In ogni caso, gli alimenti di una dieta per intolleranza al nichel devono essere testati perché ogni persona ha un livello di sensibilizzazione diverso.
Esistono fattori che possono interferire con l’assorbimento del nichel dagli alimenti, tra cui ad esempio l’assunzione di vitamina C insieme al ferro.
Inoltre, è necessario tener presente che uno stato di anemiaaumenta la ritenzione di nichel nell’intestino3.
Endometriosi e sensibilità al nichel
Il nichel alimentare può provocare mucosite allergica, la cui prevalenza è maggiore del 30% e può presentarsi con sintomi simili a quelli della sindrome dell’intestino irritabile.
Questi sintomi sono frequenti anche nell’endometriosi e nella dermatite allergica da contatto osservata spesso in concomitanza con l’endometriosi. Pertanto, i sintomi intestinali ed extraintestinali che riguardano l’endometriosi possono dipendere da una mucosite provocata dal nichel.
l principali sintomi dell’endometriosi sono: dolore pelvico, soprattutto in fase peri-mestruale e mestruale, dolore durante la defecazione e nei rapporti sessuali.
Uno studio ha reclutato 84 donne con endometriosi, sintomatiche per disturbi gastrointestinali, di cui trentuno sono rimaste fino alla scadenza prevista di 90 giorni4.
Le pazienti in dieta a basso contenuto di nichel sono state sottoposte a test della mucosa orale e hanno anche completato un questionario sui sintomi intestinali, extra-intestinali e ginecologici.
La valutazione clinica è stata eseguita all’inizio e dopo tre mesi.
Ventotto pazienti su 31 (90,3%) sono risultate positive al test della mucosa orale. Dopo tre mesi di dieta a basso contenuto di Ni, tutti i sintomi hanno mostrato una riduzione statisticamente significativa.
Data l’elevata prevalenza di sensibilità al nichel nell’endometriosi i ricercatori raccomandano una dieta a basso contenuto di Ni per ridurre i sintomi gastrointestinali, extra-intestinali e ginecologici.
Confronto tra interventi dietetici diversi
Studi osservazionali dimostrano che le donne affette da endometriosi tendono a consumare più carne rossa, caffè, carboidrati, grassi trans, meno verdure e meno acidi grassi omega-35, ma l’associazione tra dieta ed endometriosi rimane in dubbio.
La revisione che segue riguarda 21 studi – di cui 9 erano con gruppi di donne e 12 riguardavano cavie animali – ha messo in evidenza gli effetti di diversi approcci nutrizionali sui sintomi associati a endometriosi.
Efficacia degli interventi dietetici nel trattamento dell'endometriosi: una revisione sistematica › PubMed 2022
Nel gruppo dei 9 studi clinici, 2 erano controllati randomizzati, 2 solo controllati, 4 non erano controllati e 1 era uno studio qualitativo. Tra gli studi sugli animali, 3 erano studi controllati e 9 erano studi controllati randomizzati.
Risultati ottenuti negli studi controllati
Una dieta a basso contenuto di oligo-, di-, monosaccaridi e polioli fermentabili (FODMAP) ha migliorato i sintomi legati all’endometriosi del 50% o più in oltre il 70% delle partecipanti.
Una dieta a basso contenuto di nichel ha migliorato i sintomi gastrointestinali e l’intensità di dismenorrea (dolore mestruale), dispareunia (rapporti sessuali dolorosi) e dolore pelvico. Oltre il 90% dei partecipanti è risultato positivo alla sensibilità al nichel.
Una dieta mediterranea ha portato a miglioramenti nel dolore generale, nella dismenorrea, nella dispareunia e nella costipazione.
Una dieta ad alto contenuto di antiossidanti – nello specifico 1.050 μg di vitamina A, 500 mg di vitamina C e 20 mg di vitamina E, ha ridotto i marcatori dello stress ossidativo, ma non sono stati analizzati gli esiti clinici dei sintomi dell’endometriosi.
In uno studio è stata applicata una dieta con le seguenti caratteristiche:
alto contenuto di fibre (con un aumento del 30%) e di acidi grassi omega-3;
riduzione della quantità di latticini pari al 30% e dimezzata la quantità di carne;
ridotto altresì l’apporto di glutine, caffeina, alcol, cioccolato, grassi saturi e burro;
aggiunto un supplemento a base di acido alfa-linolenico, acido linoleico, quercetina, nicotinamide, acido folico metilato (sale di calcio di 5-metiltetraidrofolato), curcuma titolata e partenio titolato (un’erba nota per calmare i dolori mestruali).
Tutto ciò ha portato a una riduzione dei sintomi del dolore e dei livelli sierici di PGE2 -una prostaglandina infiammatoria, di estradiolo e CA-125 – un marcatore che di solito indica il cancro ovarico ma che si associa anche a endometriosi.
L’integrazione di vitamina D, in dosi da 50.000 UI/settimana per 12 settimane, non ha migliorato i sintomi nelle donne con endometriosi grave.
Al contrario, l’integrazione, mantenuta per 6 mesi, di una combinazione di vitamina B6 vitamina A vitamina C, Vitamina E, minerali (calcio, magnesio, selenio, zinco e ferro) insieme a fermenti lattici e olio di pesce, iniziata dopo l’ablazione dell’endometrio, ha migliorato il dolore pelvico non mestruale.
Risultati ottenuti negli studi qualitativi
La consulenza alimentare che ha aumentato il consumo di frutta, verdura e pesce e diminuito quello di glutine, latticini e carboidrati ha aumentato il senso di benessere soggettivo delle partecipanti e le ha portate a comprendere meglio come migliorare la propria salute ascoltando le reazioni del proprio corpo.
Risultati raggiunti negli studi sugli animali
L’elocalcitolo (un analogo della vitamina D che sopprime la proliferazione cellulare) ha inibito lo sviluppo di lesioni endometriali.
Gli acidi grassi Omega-3 hanno ridotto gli impianti di endometriosi.
L’integrazione di olio di pesce ha ridotto le aderenze endometriali post-chirurgiche.
L’epigallocatechina gallato (una catechina presente in abbondanza nel tè verde) ha inibito lo sviluppo dell’endometriosi sperimentale.
Il resveratrolo ha inibito lo sviluppo e ridotto l’invasività dell’endometriosi.
Lo xantoumolo (un composto derivato dal luppolo) ha inibito lo sviluppo di lesioni endometriosiche.
La combinazione di N-acetilcisteina, acido alfa-lipoico e bromelina ha ridotto il numero di lesioni endometriosiche.
La quercetina ha inibito la proliferazione endometriosica e ha indotto l’arresto del ciclo e l’apoptosi cellulare.
Una dieta ricca di grassi ha aumentato il numero di lesioni endometriosiche. La restrizione calorica ha portato a una riduzione del peso delle lesioni.
Dieta per intolleranza al nichel e IBS
I sintomi tipici della sindrome dell’intestino irritabile o IBS (Irritable Bowel Syndrome) sono dolore o disagio addominale cronico accompagnato da movimenti intestinali anomali che alternano talvolta diarrea e stitichezza.
Una dieta a ridotto apporto di nichel potrebbe migliorare le manifestazioni sistemiche. › IRIS PubliCatt 2017
Un gruppo di ricerca italiano ha valutato la prevalenza dell’allergia al nichel nella sindrome dell’intestino irritabile e gli effetti di una dieta a basso contenuto di nichel:
sullo stato psicologico dei pazienti con sindrome dell’intestino irritabile e dei pazienti sensibilizzati al nichel,
sulla qualità della vita,
sul controllo dei sintomi gastrointestinali,
sulla funzione della barriera intestinale.
Lo studio clinico ha coinvolto 20 pazienti affetti da IBS e sospetta SNAS che sono stati sottoposti a test di permeabilità intestinale. I sintomi gastrointestinali sono stati valutati con la scala analogica visiva prima e dopo 3 mesi di dieta a basso contenuto di Ni.
I soggetti con un aumento della permeabilità intestinale al basale hanno ripetuto l’esame nucleare dopo la dieta.
Risultati
Il profilo più frequente era la sindrome dell’intestino irritabile con diarrea (8/20). La dieta a basso contenuto di Ni ha indotto un miglioramento significativo e costante dei sintomi gastrointestinali e un miglioramento altrettanto significativo della scala analogica visiva. La produzione urinaria media di 51-cromo etilene-diamina-tetra-acetato (51Cr-EDTA) è stata del 5,91%/24 ore (± 2,08), significativamente diversa dal gruppo di controllo (2,20%/24 ore ± 0,60, P < 0,0001).
Conclusioni
Questo studio pilota dimostra che una dieta a basso contenuto di Ni migliora i sintomi gastrointestinali nei pazienti con IBS e SNAS.
L’ingestione di nichel (Ni) in persone intolleranti e sensibilizzate può indurre sintomi gastrointestinali simili alla sindrome dell’intestino irritabile, oltre alle tipiche lesioni cutanee sistemiche da sindrome allergica sistemica al nichel o SNAS (Systemic Nickel Allergic Syndrome).