Vitamina C a cosa serve, benefici, dosi

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La vitamina C è un micronutriente essenziale idrosolubile presente in numerosi vegetali. Il nostro organismo non è in grado di produrla, a differenza della maggior parte degli animali, perciò dobbiamo acquisirla con la dieta e, al bisogno, assumerla con un integratore.

Oltre ad essere un potente antiossidante, la vitamina C partecipa alla regolazione dell’espressione genica ed è un cofattore essenziale nelle reazioni di numerosi enzimi, per consentire ad esempio la regolazione dell’adrenalina, la biosintesi di collagene, di carnitina e di neuropeptidi.

Vitamina C a cosa serve, effetti, funzioni, benefici

Scopriamo dunque a cosa serve la vitamina C, a partire da alcuni cenni storici, proseguendo con le funzioni, i dosaggi, i possibili benefici envidenziati negli studi e gli effetti collaterali.

La vitamina C a cosa serve ?

La storia della vitamina C è indissolubilmente legata a ciò che oggi conosciamo come scorbuto, quell’insieme di manifestazioni di carenza grave, descritte già dagli antichi Egizi. Anche Ippocrate ne conosceva i sintomi, di cui troviamo traccia persino nelle descrizioni delle emorragie di cui soffrivano i crociati in viaggio verso la Palestina1.

Sintomi di carenza

La carenza grave, lo scorbuto, è fatale se non trattata. Si esprime attraverso un’estrema stanchezza fisica, depressione e infezioni frequenti, formazione di petecchie emorragiche, sanguinamento spontaneo in varie parti del corpo (esterne e interne). Altre manifestazioni includono: ipertrofia gengivale, ipertensione polmonare, dolore osseo, perdita di equilibrio.

La scoperta della vitamina C

Nel 1753 il Dr Lindt, della Marina Reale Inglese, condusse il primo esperimento clinico controllato della storia. Coinvolse un gruppo di 12 marinai affetti da scorbuto a cui somministrò in modi diversi, sidro, aceto di mele, acqua di mare e limoni. Fu così che si scoprì allora che gli agrumi erano il rimedio efficace, ma si dovette attendere il 1867 perché diventassero obbligatorie le provviste di limoni sulle navi britanniche.

La scoperta della vitamina C risale ai primi anni del 1930. Szant-Gyorgy e King isolarono in modo indipendente quello che Sant-Gyorgy battezzò acido ascorbico1.

Struttura biochimica

Nell’uomo l’impossibilità di produrre vitamina C è dovuta all’assenza di un enzima, denominato L-gulonolattone ossidasi, l’ultima tappa del processo biochimico che ne consentirebbe la sintesi a partire dal glucosio.

Non a caso, la struttura della vitamina C, o acido L-ascorbico, è simile a quella degli zuccheri a sei atomi di carbonio, come si può notare in questa immagine.

Esiste in due forme, levogira (L) e destrogira (D), ma solo una di esse è attiva, ovvero l’acido L-ascorbico. Si compone di cristalli solubili in acqua, insolubili in cloroformio ed etere, parzialmente in alcool. È stabile al riparo da luce e umidità, ma in soluzione acquosa subisce reazione di ossidazione che è accelerata da alcali, ioni metallici e dal calore.

Funzioni della vitamina C

Si tratta di un potente agente riducente: in presenza di metalli e ossigeno, tende a ossidarsi fino a formare acido deidroascobico e acqua ossigenata. È un donatore di elettroni e le sue funzioni principali sono essenzialmente tre2:

  • antiossidante, per neutralizzare i radicali liberi,
  • cofattore enzimatico, donando elettroni agli enzimi contenenti ferro o rame; una funzione fondamentale che mantiene tali enzimi “attivi”;
  • agente riducente gli ioni ferrici in ioni ferrosi, aumentando in tal modo l’assorbimento del ferro nell’intestino.

La vitamina C è il principale antiossidante idrosolubile, presente nel plasma e nei tessuti. Protegge le molecole indispensabili – proteine, lipidi, carboidrati e acidi nucleici (DNA e RNA) – dall’azione erosiva dei radicali liberi e dalle specie reattive dell’ossigeno (ROS) generate durante il normale metabolismo cellulare e anche provenienti da tossine e inquinanti.

Enzimi che vengono attivati dalla vitamina C

Gli enzimi che utilizzano la vitamina C come cofattore hanno un’influenza diffusa sui nostri livelli di energia, sull’integrità strutturale e sul DNA.

Sono coinvolti nel mantenimento dell’equilibrio metilazione/demetilazione (espressione genica), nella sintesi di collagene e carnitina, dell’adrenalina e di altre catecolamine.

EnzimiFunzione
Monoossigenasi*
Dopamina beta-monoossigenasi (o DBH Dopamina β-idrossilasi)Biosintesi noradrenalina
peptidil-glicina alfa-amidante monoossigenasi (PAM)Ammidazione peptidi ormonali
Diossigenasi*
4-prolil idrossilasiIdrossilazione del collagene
3-prolil idrossilasiIdrossilazione del collagene
Lisil Idrossilasi 3 (LH3D)Idrossilazione del collagene
Fattore inducibile da ipossia (HIF) tipo 4HIF idrossilazione
trimetil-lisina idrossilasiSintesi della carnitina
γ-butirrobetaina idrossilasiSintesi della carnitina
4-idrossifenilpiruvato diossigenasiMetabolismo della tirosina
famiglia TET (Ten-Eleven-Translocation, Traslocazione dieci-undici) diossigenasiDemetilazione DNA
Demetilasi istoniche contenenti il dominio JumonjiDemetilazione degli istoni
*Le monoossigenasi catalizzano l’idrossilazione di un substrato, mentre le diossigenasi catalizzano una reazione che accoppia l’idrossilazione di un substrato specifico con la conversione in succinato tramite decarbossilazione.

In tempi piuttosto recenti ci si è resi conto che il ruolo della vitamina C nella salute e nella malattia va oltre quanto compreso in precedenza. Questa vitamina influenza la metilazione del DNA e degli istoni, salvaguardando l’integrità del genoma all’interno della cellula34.

Ad esempio, alcuni test effettuati in condizioni di iperglicemia indicano che la vitamina C può migliorare la sopravvivenza delle cellule riducendo la citotossicità5.

Interazioni con altre vitamine

Partecipa al riciclo redox rigenerando la vitamina E dalla sua forma ossidata. Migliora la stabilità dell’acido folico, della vitamina B1 e della vitamina A. Può aumentare l’assobimento di zinco6.

Regolazione delle catecolamine

La vitamina C è un cofattore obbligatorio per la sintesi e la regolazione delle catecolamine (dopamina, adrenalina, noradrenalina). È inoltre richiesta per l’eliminazione dell’adrenalina in eccesso7.

Attiva l’enzima dopamina-β-idrossilasi nelle fasi precedenti della biosintesi delle catecolamine, convertendo l’aminoacido L-tirosina in L-DOPA (L-3,4-diidrossifenilalanina).8

Nelle cellule neuroendocrine situate nel midollo delle ghiandole surrenali (cellule cromaffini), l’ascorbato viene ossidato (a radicale ascorbile) e viene ridotto nuovamente ad ascorbato; dopodiché raggiunge la membrana cellulare, tramite il citocromo b561910 e viene escreto insieme alle catecolamine stimolate dall’ACTH. 1112

La vitamina C trattenuta dalle cellule cromaffini surrenali non aumenta l’attività dell’enzima dopamina-β-idrossilasi13, bensì costituisce una riserva che agisce solo localmente, nei surreni, per garantire la massima velocità di sintesi e rilascio degli ormoni14.

Solamente in cellule isolate di neuroblastoma, la vitamina C è stata l’unico antiossidante che ha aumentato la sintesi di noradrenalina a partire dalla dopamina.1516

In persone sane, ma con un apporto relativamente basso di vitamina C nella dieta, è stato dimostrato che un integrazione pari a 3 grammi riduce la secrezione di adrenalina in risposta allo stress senza influenzare dopamina e noradrenalina.17

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Assorbimento

L’assorbimento della vitamina C avviene principalmente nel piccolo intestino, in particolare nell’ileo distale, dove il trasporto verso gli enterociti è mediato da un trasportatore saturabile dipendente dal sodio (SVCT1).

L’attività dell’acido ascorbico è massima in condizioni di pH neutro e diminuisce notevolmente con l’aumentare dell’acidità. Tuttavia, in forma non ionizzata, l’acido ascorbico può permanere nel tratto gastrointestinale nonostante il pH acido, pertanto è plausibile che la diffusione avvenga anche in modalità passiva.

Alcuni esperimenti con esseri umani sani hanno cercato di calcolare quanta vitamina C l’intestino può assorbire, in base al meccanismo di saturazione del trasportatore (SVCT1). In altre parole, si è cercato di individuare una sorta di “biodisponibilità assoluta”, che può essere determinata solamente in condizioni sperimentali, difficilmente riscontrabili nella realtà e che non misurano l’effetto della diffusione passiva.

È emerso così che l’assorbimento sembra diminuire con l’aumentare della dose. Ad esempio, nell’ipotesi che la persona sia in perfetta salute e in un contesto ottimale, è stato calcolato che l’assorbimento di una dose giornaliera (suddivisa in due somministrazioni) da 500 mg sarebbe pari al 73%, mentre una dose da 1,25 g, si ridurrebbe di circa il 50%18.

In ogni caso la biodisponibilità della vitamina C, come scrivono i ricercatori, rimane sempre elevata. È dunque plausibile che nella realtà, le condizioni fisiologiche e lo stato di salute individuali potrebbero aumentare il tasso di assorbimento complessivo della vitamina C.

Si discute invece sulla biodispobilità della vitamina C sintetica rispetto a quella che si trova negli alimenti. Alcuni studi sperimentali hanno suggerito che una dieta ricca di flavonoidi possa migliorarla, ma i dati non sono conclusivi19. D’altra parte, piccole variazioni in questo parametro non sono facilmente rilevabili considerando la fisiologica variabilità tra individi.

Domande frequenti sulla vitamina C

È vero che la vitamina C causa calcoli renali? Un eccesso può avere effetti pro-ossidanti negativi? Esistono predisposizioni genetiche che modificano il fabbisogno?

La vitamina C può causare calcoli renali?

Si discute in ambito scientifico se l’integrazione di elevate dosi di vitamina C può causare calcoli renali, attraverso l’aumento di ossalato di calcio.

Uno dei prodotti finali del metabolismo della vitamina C è l’ossalato, e un’elevata escrezione urinaria è stata segnalata dopo assunzioni orali di vitamina C di 2 g al giorno. Ciò ha sollevato preoccupazioni sul possibile rischio di nefropatia da ossalato.2021

Il timore è stato altresì alimentato da studi osservazionali, che però non possono stabilire una relazione di causa effetto.2223

Nessuno di questi studi ha mai riportato la differenza nella generazione di ossalato tra chi forma calcoli e chi non li forma, benché siano stati fatti passi avanti nell’individuazione delle persone sucettibili alla formazione di calcoli renali, rilevando l’aumento di una proteina (claudin-14)24.

Recenti investigazioni, dopo un anno di monitoraggio di 157 pazienti che avevano ricevuto delle somministrazioni endovenose per 12 mesi consecutivi, non hanno riscontrato nessun caso di calcoli renali25.

La somministrazione endovenosa di vitamina C è generalmente considerata sicura e con pochi effetti avversi, tuttavia è stato raccomandato di usarla con cautela nei pazienti con insufficienza renale o con una storia di calcoli di ossalato di calcio26.

La disfunzione renale compromette la capacità del rene di eliminare dalla circolazione dosi elevate di vitamina C e sono stati riportati dei casi di tossicità in pazienti con una funzione renale già compromessa27282930.

Tuttavia, poiché l’emodialisi e la filtrazione ematica sono in grado di rimuovere la vitamina C dalla circolazione31, la disfunzione renale non costituisce necessariamente una controindicazione per la terapia endovenosa.

Al contrario, è stato dimostrato che questo trattamento può migliorare il danno renale acuto e ridurre la tossicità renale nei pazienti oncologici sottoposti a chemioterapia323334.

In caso di predisposizione accertata e litiasi renale in atto sono necessarie delle modifiche alla dieta, ad esempio, ridurre il consumo di spinaci e, in caso di nefropatia, limitare l’assunzione della vitamina C al di sotto di 1 g al giorno.

La vitamina C può indurre stress ossidativo?

Data l’elevata reattività che instaura con i metalli, è palusibile che la vitamina C possa acquisire, nel corso delle reazioni biochimiche, effetti pro-ossidanti, a prescindere dalla quantità di vitamina assunta.

Ad esempio, è stata riscontrata un’associazione tra l’integrazione di elevate dosi di vitamina C (superiori a 200mg) e un lieve aumento della mortalità, ma riguarda soprattutto le persone anziane.35

Il problema non è la vitamina C, ma la tendenza ad avere livelli più elevati di ferro quando si invecchia36, e gli studi osservazionali non ne tengono conto.

Sembra che le concentrazioni micromolari di ferro e rame siano in grado di esaurire le capacità antiossidanti della vitamina C molto più di quanto facciano le specie reattive dell’ossigeno.37

Perciò, quando si assumono elevate dosi di vitamina C è bene controllare il ferro (a volte anche il rame) e al bisogno assumere dei chelanti. → Approfondimento

Esistono fattori genetici che predispongono alla carenza di vitamina C?

Secondo recenti ricerche sul gene dell’aptoglobina, che hanno trovato conferma in studi speculativi sulle migrazioni dei popoli, gran parte della concentrazione di vitamina C all’interno del nostro organismo dipende solo in scarsa misura da quanta ne introduciamo con l’alimentazione.

L’aptoglobina (Hp) è un tipo di proteina (α 2-glicoproteina) che lega l’emoglobina libera, prevenendo il danno ossidativo dovuto alla presenza del ferro – un forte pro-ossidante.

Si viene così a creare un complesso (aptoglobina + emoglobina) che viene rapidamente rimosso dalla circolazione dai macrofagi, i quali lo “agganciano” tramite uno specifico recettore (CD163).

Esistono 3 sottotipi principali di aptoglobina, Hp1-1, Hp2-1 e Hp2-2, che sono il prodotto di due geni strettamente correlati: HP 1 e HP 2.

Ebbene, si è scoperto che i soggetti Hp 2-2 presentano un rischio maggiore di carenza se non raggiungono la RDA di vitamina C38. Il motivo risiede nella minor capacità dell’aptoglobina di queste persone di inibire l’ossidazione causata dall’emoglobina.

Ciò determina un maggior quantitativo di ferro che reagisce rapidamente con la vitamina C in circolo. Il ferro diventa stabile, ma la vitamina C si esaurisce, ma potrebbe in parte anche trasformarsi, attraverso la perdita di elettroni, da fattore antiossidante a pro-ossidante.

Alimenti ricchi di vitamina C

In questo elenco, non esaustivo, ci sono alcuni degli alimenti più ricchi di vitamina C.

Il contenuto è riferito a 100 grammi di alimento.39

  • Ribes – 181 mg40 di vitamina C
  • Peperoni verdi crudi – 80,4 mg41.
  • Kiwi – 74.7 mg42
  • Broccoli cotti – 64,9 mg43
  • Cavoletti di Bruxelles cotti – 62 mg44
  • Arancia frutto – 53,2 mg45
  • Limone spremuto – 38.7 mg46
  • Pompelmo rosa frutto – 37 mg47
  • Arancia spremuta – 30.5 mg48
  • Cavolfiore cotto – 22,1 mg49
  • Patata dolce cotta – 19,6 mg50
  • Patate cotte – 13 mg51

Dosi giornaliere raccomandate

La dose dietetica raccomandata (RDA) (vedi Tabella 1) si basa sulla quantità necessaria a mantenere la concentrazione di vitamina C nei neutrofili, ipotizzando una escrezione urinaria minima.

Queste raccomandazioni, in contrasto con altri studi umani, provengono da rilevazioni in vitro, dove un certo numero di neutrofili sono stati stimolati in presenza di concentrazioni variabili di vitamina C extracellulare. Non c’è da stupirsi, quindi, che in persone sane sia stato rilevato uno stato carenziale di vitamina C pur rispettando le dosi raccomandate52.

Tabella 1

EtàUomini
(mg al giorno)
Donne
(mg al giorno)
Neonati0-6 mesi40 40
7-12 mesi50 50
Bambini1-3 anni1515
4-8 anni2525
9-13 anni4545
Adolescenti14-18 anni7565
AdultiOltre 19 anni9075
Fumatori125110
Gravidanza85
Allattamento   115

I fumatori sono soggetti a maggior stress ossidativo, e l’assunzione raccomandata è la più elevata di tutte a causa delle tossine contenute nel fumo di sigaretta53.

Altri studi, condotti su esseri umani sani, in cui è stata analizzata la farmacocinetica della vitamina C, suggeriscono che la dose raccomandata giornaliera per adulti in salute dovrebbe partire da 200mg di vitamina C, segnalando che tale dosaggio non sarebbe comunque sufficiente per chi fuma o per chi soffre di una patologia5418, probabilmente nemmeno in gravidanza.

Benefici della vitamina C

Sono stati osservati livelli più bassi di vitamina C nelle persone di mezza età e negli anziani rispetto a persone più giovani, sia negli uomini che nelle donne55. Inoltre, l’integrazione ha migliorato la gestione dello stress, riducendone gli effetti più devastanti56.

Ciò spiega perché gli adulti più anziani e i soggetti stressati hanno maggiori probabilità di essere colpiti da malattie croniche. Pertanto, i livelli di vitamina C sono strettamente collegati con l’invecchiamento, la presenza di problemi di salute e di livelli elevati di stress.

Su quali studi si basano i benefici della vitamina C?

Le informazioni relative ai benefici della vitamina C si basano su diversi tipi di studi che è necessario distinguere.

Negli studi di coorte prospettici osservazionali viene semplicemente “osservata” per un certo periodo di tempo una coorte di partecipanti in cui si esamina l’incidenza di una specifica malattia in relazione all’assunzione di vitamina C o al livello rilevato nell’organismo.

Gli studi controllati randomizzati, invece, sono studi che possono stabilire una relazione causa – effetto. Si valuta, ad esempio, i risultati dell’integrazione di vitamina C per un certo periodo di tempo in un gruppo di partecipanti selezionati, che ricevono in modo casuale una dose prestabilita di vitamina C oppure un placebo.

In questo secondo caso, è importante interpretare i risultati ottenuti sulla base della quantità di vitamina C utilizzata e della durata dello studio.

In genere, i dati qui presentati provengono da analisi che hanno valutato la qualità e i risultati di molteplici studi clinici controllati, considerando diversi parametri, tra i quali il campione delle persone selezionate, le rispettive quantità di vitamina C somministrate e la durata di ciascuno studio.

Ansia e depressione

Nel cervello uno dei neurotrasmettitori più diffusi è il glutammato, la cui azione eccitatoria sulle cellule nervose57 viene modulata dalla vitamina C. Essa infatti svolge un’importante funzione neuroprotettiva58.

Diversi studi, benché in modo non uniforme, hanno messo in evidenza gli effetti benefici della vitamina C nella gestione dello stress, nei disturbi dell’umore, compresi depressione e ansia, tanto che potrebbe rappresentare una strategia terapeutica nelle malattie psichiatriche56.

Un piccolo esperimento controllato durato 2 settimane in Pakistan, in cui sono stati arruolati studenti delle scuole superiori, ha confrontato gli effetti della vitamina C in 3 modi diversi: utilizzo di un integratore da 500mg, aumento del consumo di frutta e verdura e placebo5960.

Le concentrazioni plasmatiche di vitamina C, la pressione sanguigna e i livelli di ansia sono stati valutati per ogni studente prima dell’inizio dello studio e il giorno dopo che si è concluso.

I risultati hanno mostrato che la vitamina C ha ridotto i livelli di ansia e ha portato a una maggiore concentrazione plasmatica rispetto al placebo. Anche le frequenze cardiache medie erano significativamente diverse tra il gruppo che aveva assunto la vitamina C e il gruppo di controllo.

“I risultati – scrivono i ricercatori – forniscono la prova che la vitamina C svolge un importante ruolo terapeutico per l’ansia, ma indicano anche un possibile uso degli integratori nella prevenzione o nella riduzione dell’ansia.”

Nessun effetto è stato notato nel gruppo che ha aumentato il consumo di frutta e verdura e in quello che ha assunto il placebo.

Riduce ipercoagulazione da stress

L’esposizione allo stress e il sovrappeso/obesità sono fattori di rischio cardiovascolare indipendenti, e quando coesistono entrambe le condizioni, gli eventi cardiovascolari, causati dalla formazioni di trombi all’interno dei vasi sanguigni, aumentano.

Uno studio con persone in sovrappeso ha rilevato che l’acido ascorbico contribuisce a ridurre i fattori protrombotici, in situazioni di stress, in soggetti sovrappeso/obesi.

L’esperimento prevedeva la somministrazione endovena casuale o di una soluzione contenente 500mg di acido ascorbico oppure di un placebo (soluzione salina).61

Ipertensione

Quando è stata misurata la concentrazione plasmatica di vitamina C, gli studi indicano, in modo coerente, una relazione inversa tra la concentrazione di vitamina C e la pressione sanguigna sia negli uomini che nelle donne626364.

Una meta-analisi di 29 piccoli studi randomizzati e controllati di breve durata (in media 8 settimane) su 1.407 partecipanti (da 10 a 120 soggetti per studio, sia normotesi che ipertesi) ha rilevato che l’integrazione giornaliera compresa tra 60 e 4.000 mg di vitamina C (dose media, 500 mg) ha ridotto la pressione arteriosa sistolica di 3,84 mm Hg e quella diastolica di 1,48 mm Hg65.

Sono necessari studi a lungo termine di buona qualità per verificare se l’effetto antipertensivo della vitamina C si mantenga nel tempo e si traduca in una riduzione del rischio di eventi cardiovascolari.

Se stai iniziando ad avere problemi di pressione è importante non affidarsi solamente alla vitamina C ma integrare uno spettro completo di micronutrienti funzionali all’attività cellulare dei vasi sanguigni. Inoltre, se stai assumendo dei farmaci antipertensivi l’integrazione e le modifiche alla dieta e allo stile di vita devono essere prese in accordo con il professionista sanitario di fiducia, il quale, monitorando i livelli pressori, modificherà, quando necessario, il dosaggio dei farmaci.

Disfunzione endoteliale

La disfunzione endoteliale è considerata una fase iniziale dello sviluppo dell’aterosclerosi.

Che cos'è e quali sono le funzioni dell'endotelio

L’endotelio è un tessuto formato da cellule appiattite che riveste la superficie interna di tutti i vasi sanguigni e che svolge diverse funzioni.

Le funzioni dell’endotelio

  • Regolare la pressione
  • Funzione immunitaria
  • Regolazione processi infiammatori
  • Mantenere elasticità e resistenza
  • Regolazione della coagulazione

Le alterazioni della struttura e delle funzioni dell’endotelio vascolare sono associate alla perdita della normale vasodilatazione endotelio-dipendente mediata dall’ossido nitrico.

Un endotelio che non riesce a svolgere tutte le sue funzioni provoca una vasocostrizione diffusa, oltre ad anomalie della coagulazione. La misurazione della dilatazione FMD (FMD, flow-mediated dilation) dell’arteria brachiale è spesso utilizzata come marcatore della funzione endoteliale.

I valori FMD sono inversamente correlati al rischio di eventi cardiovascolari futuri66.

Una meta-analisi del 2014 di 44 studi randomizzati e controllati in soggetti con o senza malattie croniche ha riassunto l’effetto dell’integrazione di vitamina C sulla funzione endoteliale attraverso la misurazione di FMD (19 studi), la valutazione del flusso sanguigno dell’avambraccio (20 studi) o l’analisi delle onde del polso (5 studi)67.

L’integrazione a breve termine con vitamina C è risultata in grado di ridurre la disfunzione endoteliale nei soggetti con insufficienza cardiaca, aterosclerosi o diabete mellito, ma non ha avuto alcun effetto nei soggetti con ipertensione.

In gruppo di volontari sani, la vitamina C ha limitato il danno endoteliale indotto in via sperimentale. Il miglioramento della funzione endoteliale è stato osservato con dosi giornaliere superiori a 500 mg67.

Diabete tipo 2

Uno studio che ha incluso 232.007 partecipanti, l’uso di integratori di vitamina C per almeno sette volte alla settimana è stato associato a un rischio inferiore del 9% di sviluppare diabete mellito di tipo 2 rispetto a chi non ne faceva uso68.

In una coorte di 21.831 adulti monitorati per 12 anni, un’elevata quantità di vitamina C nel plasma è risultata fortemente associata a un rischio ridotto di diabete69.

Inoltre, diversi studi trasversali hanno riportato associazioni inverse tra le concentrazioni circolanti di vitamina C e i marcatori di insulino-resistenza o intolleranza al glucosio, come la concentrazione di emoglobina glicata (HbA1c)7172.

Tuttavia, una revisione di studi controllati randomizzati a breve termine non ha rilevato alcun effetto dell’integrazione di vitamina C sulle concentrazioni di glucosio a digiuno, insulina a digiuno e HbA1c in individui sani.73

Raffreddore

Spesso le persone assumono vitamina C quando hanno il raffreddore. Secondo diversi studi, l’integrazione può essere efficace nel ridurre la durata del raffreddore, ma non sembra ridurne la frequenza in un campione di popolazione7475.

La letteratura disponibile suggerisce che una dose compresa tra 200 e 2.000 mg potrebbe essere utile per ridurre la durata del raffreddore.

Alzheimer

Uno studio condotto in Germania ha evidenziato che il rischio di demenza si riduce all’aumentare dei livelli di vitamina C rilevati nel sangue76.

Nelle persone con diagnosi di Alzheimer lo stress ossidativo svolge un ruolo di primo piano nella patogenesi della malattia77 e i livelli di vitamina C sono più bassi rispetto ai sani, anche in presenza di un apporto dietetico adeguato.

Questo fenomeno, secondo alcuni dipende da un maggior consumo cellulare di vitamina C nel cervello e nel liquido cerebrospinale allo scopo di contrastare lo stress ossidativo, per cui la diminuzione rilevata nel sangue e nel plasma riflette una conseguenza dell’Alzheimer.78

Livelli più elevati di vitamina C nel sangue sono stati associati a una riduzione del rischio di declino cognitivo legato al gene APOE ɛ4 nelle donne79.

Osteoporosi

Uno studio che ha analizzato circa 39 studi clinici controllati80, ha riscontrato che un’elevata assunzione di vitamina C con la dieta si associa a una maggior densità ossea a livello del collo del femore e della colonna vertebrale lombare, riscontrando altresì anche una riduzione del rischio di frattura dell’anca e di osteoporosi.

Dolore post-operatorio

La vitamina C è nota anche per le sue funzioni analgesiche. Recenti evidenze hanno attribuito l’azione anti-nocicettiva della vitamina C alle sue proprietà antiossidanti81, neuroprotettive e neuromodulatorie8283.

È stato dimostrato che riduce il dolore acuto e la prevalenza delle sindromi dolorose complesse848586.

I risultati di un meta-analisi di studi controllati randomizzati87 hanno dimostrato una significativa riduzione del fabbisogno di oppioidi dopo l’intervento chirurgico e una diminuzione della gravità del dolore nei pazienti che avevano ricevuto la vitamina C, suggerendo che la vitamina C per endovena può essere incorporata nell’approccio multimodale postoperatorio.

Considerando la sua efficacia attraverso la somministrazione endovenosa e la bassa tossicità, servono ulteriori studi su larga scala per chiarire il dosaggio endovenoso ottimale e il ruolo analgesico sul dolore nocicettivo in altri contesti clinici.

Favorisce l’eliminazione del piombo

Per ottenere una significativa riduzione dei livelli di piombo nell’organismo la dose di vitamina C può essere determinante, come ben evidenziano alcune sperimentazioni.

In uno studio con esseri umani a cui sono state rilevate concentrazioni di piombo non preoccupanti nel siero e nei capelli, tre mesi di integrazione, tra i 500 e i 1000 mg di vitamina C al giorno, non hanno ridotto in modo significativo l’accumulo di piombo.88

Quando invece sono stati utilizzati 2 grammi di vitamina C, combianti con 30 mg di zinco gluconato, in un trial clinico con pazienti di ambulatori psichiatrici, il decremento delle concentrazioni sieriche di piombo e anche di rame è stato degno di nota.89

Anche l’utilizzo costante di 1 g di vitamina C al giorno per 3 mesi è stato efficace, migliorando i parametri dell’analisi dello sperma di lavoratori industriali esposti al piombo, noto per interferire con le funzioni dei testicoli.90

Aiuta a eliminare gli acidi urici

Studi osservazionali evidenziano che, all’aumentare della vitamina C, le manifestazioni di gotta si riducono.919293

La ricerca di laboratorio dimostra altresì che la vitamina C smonta i cristalli di urato94, mentre negli animali inibisce la sintesi di acido urico95.

Studi di fisiologia umana hanno dimostrato che la vitamina C aumenta l’escrezione urinaria di urato96. Inoltre, una meta-analisi di studi clinici ha dimostrato che l’integrazione di vitamina C riduce l’urato negli adulti senza gotta, in particolare alla dose di 500 mg/d97.

Alcuni ricercatori, in una pubblicazione del 2022, hanno considerato solo i nuovi casi di gotta, conducendo per 10 anni un trial clinico randomizzato controllato con placebo su una popolazione di circa 14.600 medici di mezza età.

Ebbene, l’integrazione quotidiana di 500 mg di vitamina C ha ridotto del 12% i nuovi casi di gotta, migliorando l’eliminazione degli acidi urici. L’effetto è stato più evidente nelle persone con indice di massa corporea nella norma98.

Vitamina C in oncologia

A partire dai primi anni del 1970, abbiamo assistito a un lungo dibattio nell’ambito della ricerca scientifica sulle capacità della vitamina C di contrastare il cancro. Intorno all’argomento si era creato non poco scetticismo. Solo di recente si è scoperto che Linus Pauling aveva ragione ma per motivi che non aveva previsto.

A dosi elevate, soprattutto per via endovenosa, la vitamina C promuove lo stress ossidativo in modo selettivo, liberando perossido di idrogeno (H2O2). In altre parole, vengono danneggiate solamente le cellule tumorali, nelle quali si verificano effetti citotossici che ne favoriscono la morte programmata (apoptosi).99

Il meccanismo alla base della tossicità selettiva della vitamina C nei confronti delle cellule tumorali era sconosciuto fino a poco tempo fa. Uno studio del 2015 ha scoperto che lo stress ossidativo indotto dalla vitamina C inibisce la GAPDH, un importante enzima metabolico della via glicolitica – laddove il glucosio si trasforma in energia.100

Poiché le cellule tumorali tendono a fare affidamento su alti tassi di glicolisi, ricavando energia dal glucosio per sopravvivere,101 la capacità della vitamina C ad alte dosi di sopprimere il metabolismo glicolitico, le conferisce un’attività anti-tumorigena in alcuni tipi di cellule cancerose.100

Nel 2020 si scopre che, associando il magnesio, il trattamento con acido ascorbico diventa ancora più efficace, poiché sensibilizza quelle cellule che non rispondono alle terapie anticancro102.

La somministrazione endovenosa di vitamina C sta diventando sempre più comune ed è stata accettata a livello ufficiale come trattamento aggiuntivo in oncologia.

Dalla pagina web del National Cancer Institute si apprende che:

  • ad alte dosi è ben tollerata da sola o in combinazione con le altre terapie oncologiche standard;
  • gli studi hanno dimostrato che migliora la qualità della vita e riduce le tossicità delle terapie tradizionali;
  • quale trattamento promettente servono ulteriori ricerche con studi rigorosi.

Effetti avversi della vitamina C

In genere la vitamina C viene ritenuta sicura. Può dare problemi se utilizzata a dosaggi orali elevati e in caso di predisposizione a formare calcoli renali.

Diarrea

A dosi orali molto elevate, tra i 2 e i 6 grammi al giorno, può causare diarrea103, un problema transitorio che segnala la saturazione della capacità assorbitiva intestinale e che scompare abbassando il dosaggio.

Possibili effetti pro-ossidanti

Se i livelli di ferro oppure di rame sono elevati, la vitamina C viene “consumata” reagendo facilmente con questi metalli, che le “rubano” elettroni rapidamente, fino a farla diventare pro-ossidante.104.

Prima di assumere dosi superiori a 200mg di vitamina C, potrebbe avere senso verificare i livelli del rame e del ferro e, nel caso, assumere dei chelanti specifici per il ferro (approfondimento). In questi casi è bene associare la vitamina C ad altri micronutrienti specifici a seconda della via metabolica che si vuole favorire.

In sintesi

La vitamina C sostiene il sistema immunitario, protegge la salute cardiovascolare e aiuta la guarigione delle ferite.

Ha un effetto epigenetico diretto, attivando l’espressione genica e mantenendo il ciclo di metilazione e demetilazione.

La sintesi di L-carnitina, di adrenalina, dopamina e noradrenalina dipendono dalla vitamina C e per questo la carenza comporta stanchezza, talvolta demotivazione, e molte situazioni possono richiedere un’integrazione di vitamina C, come ad esempio: stress prolugato (fisico, emotivo o mentale), sovrappeso, sindrome metabolica e utilizzo di farmaci.

Consente la sintesi del collagene, idrossilando lisina e prolina, in tutto il corpo (gengive, pelle, ossa, articolazioni, unghie). Per questo motivo migliora la cicatrizzazzione dei tessuti e ci sono evidenze che migliori anche la massa ossea.

Può migliorare l’eliminazione del piombo e degli acidi urici.

La somministrazione endovenosa, a seconda del dosaggio, riduce il dolore post-operatorio e induce l’apoptosi in modo selettivo nelle cellule cancerose.

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Naturopata Educatrice in Nutrizione Funzionale®, Saggista, Ricercatrice autonoma e Blogger dal 2007.
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