Vitamina B1: funzioni, carenze, benefici

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La Vitamina B1 (tiamina) è un micronutriente essenziale idrosolubile che non si accumula nell’organismo, ed è soggetta ad esaurirsi rapidamente nel circolo ematico in base al contenuto glucidico di un pasto.

Le funzioni della tiamina sono di cruciale importanza per il corretto funzionamento del cervello, del sistema nervoso, del cuore e per la produzione di bioenergia cellulare.

In genere, la carenza di vitamina B1 si ritiene rara e tuttavia, come vedremo in questo articolo, sottovalutata e spesso non riconosciuta nella pratica clinica moderna, senza contare che raramente o quasi mai ne viene eseguito il dosaggio.

Vitamina B1 (tiamina) benefici, funzioni, carenza

Evidenze recenti1 segnalano l’esistenza di un diffuso stato carenziale subclinico e un aumentato fabbisogno che sono stati collegati ad elevati tassi di mortalità, depressione, anomalie del sistema nervoso e vascolare, disturbi del miocardio e delle funzioni cerebrali, peggioramento di diverse patologie.

Curiosità – La sindrome clinica da carenza di tiamina sembra sia stata riconosciuta già nel 2700 a.C., quando in Cina fu coniato per la prima volta il termine kakké (beriberi), che significa “spreco di rifiuti” come a segnalare uno stato di incontinenza intestinale2.

Cos’è la Vitamina B1 e a cosa serve

La tiamina è stata isolata nel 1911 ad opera di Casimir Funk3, mentre nel 1934 il chimico Robert R. Williams ne identificò la struttura chimica e gli diede il nome di “tiamina”4.

L’assorbimento della vitamina B1 avviene principalmente nel duodeno e nel digiuno prossimale. L’utilizzo cellulare richiede la conversione nella forma attiva, denominata tiamina pirofosfato, un coenzima essenziale nel metabolismo dei carboidrati5.

Il pirofosfato di tiamina agisce insieme al magnesio per facilitare diverse reazioni di decarbossilazione ossidativa6.

La carenza di magnesio, un problema comune nei Paesi sviluppati7, può causare carenza funzionale di tiamina nonostante la presenza di una quantità sufficiente di tiamina8 nell’alimentazione. Per questo motivo, il magnesio dovrebbe essere somministrato insieme alla tiamina.

La tiamina è essenziale alla produzione di ATP (adenosina trifosfato) la bioenergia che consente tutte le reazioni biochimiche cellulari di qualunque tipo di cellula. Gli eritrociti ne contengono circa l’80% del totale. Può essere dosata nel sangue, nel plasma, nel siero, nelle urine e negli eritrociti stessi.

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Le varie misurazioni però possono essere discordanti e non esiste un vero e proprio consenso unanime sui valori ottimali della tiamina9.

Funzioni e struttura biochimica

Tiamina

Vitamina B1 a cosa serve - carenza di tiamina effetti

Una delle funzioni principali della tiamina è quella di agire come cofattore di enzimi coinvolti nella generazione di energia e nel metabolismo del glucosio, che nello specifico sono: il complesso della piruvato deidrogenasi, la transchetocolasi e l’α-chetoglutarato deidrogenasi10.

La carenza di tiamina porta a una diminuzione dell’attività di questi enzimi, a una riduzione dell’ossidazione del piruvato e all’accumulo di lattato nel cervello, nel cuore e nel sangue.

L’accumulo di lattato determina acidosi lattica e diminuzione del pH cerebrale, contribuendo all’insorgenza delle manifestazioni neurologiche che accompagnano la carenza di tiamina a seconda della gravità della carenza11.

La riduzione dell’attività enzimatica conduce altresì a una diminuzione della sintesi di neurotrasmettitori, come l’acetilcolina e l’acido γ-aminobutirrico, che può ulteriormente peggiorare la funzione cerebrale12.

Le funzioni della vitamina B1

Descrizione immagine in alto. La tiamina serve come cofattore per l’attività enzimatica della transchetolasi, dell’α-chetoglutarato deidrogenasi e del complesso piruvato deidrogenasi. La tiamina partecipa al metabolismo del glucosio, alla produzione di energia e alla sintesi degli acidi nucleici, le macromolecole che contengono e trasmettono l’informazione genica.

Nello stato di carenza di tiamina (B), l’attività di questi enzimi è ridotta.

Di conseguenza, si riduce l’ossidazione del piruvato, si accumula lattato, si modifica il pH aumentando l’acidosi. La diminuzione dell’attività del complesso piruvato deidrogenasi e dell’α-chetoglutarato deidrogenasi interferisce con il ciclo di Krebs e compromette la generazione di ATP.

Inoltre, le guaine mieliniche vengono danneggiate, con conseguenti deficit neurologici.

Fabbisogno, fonti, assorbimento della vitamina B1

Il fabbisogno di tiamina è direttamente correlato:

  1. al totale delle calorie ingerite (2000 kcal),
  2. alla percentuale di calorie fornite solamente dai carboidrati13.

Tiamina per 2000 kcal

Alcuni ricercatori nel 1983 hanno stabilito che la dose giornaliera di tiamina dovrebbe essere calcolata sulla base della calorie ingerite. Da queste valutazioni la dose raccomandata di tiamina per un adulto medio e sano sarebbe di circa 0.5 mg di tiamina ogni 1050 kcal consumate14.

A partire da questi studi, presumendo un apporto calorico di circa 2000 calorie al giorno, derivano le dosi raccomandate di tiamina, che vedremo tra poco.

Tiamina e % di carboidrati

Studi recenti con persone sane hanno sottolineato che il fabbisogno di tiamina dipende perlopiù dall’apporto elevato di carboidrati (e dunque dal glucosio nel sangue), piuttosto che dalle calorie.

Si è scoperto, infatti, che la deplezione di tiamina circolante si verifica anche quando l’apporto di carboidrati è nei limiti raccomandati (55% del totale)15.

Dosi raccomandate

La dose raccomandata giornaliera di tiamina si basa sulla prevenzione della carenza in individui generalmente sani.

Come abbiamo già sottolineato, il limite di tali raccomandazioni sta nel dare per scontato che si assumano 2000 kcal, senza considerare che, se la metà di quelle calorie proviene da carboidrati, la carenza di tiamina è una fatto accertato16.

PeriodoEtàM (mg/al dì)F (mg/al dì)
Neonati0-6 mesi 0.2 0.2
7-12 mesi0.3 0.3
Infanzia1-30.50.5
4-80.60.6
9-130.90.9
Adolescenti14-18 1.21.0
Adultioltre i 19 1.21.1
Gravidanza1.4
Allattamento1.4
Dati di estrapolati da PubMed Books

Fonti di vitamina B1

Nella nutrizione umana i vegetali sono la principale fonte di tiamina, ma anche le uova e la carne, soprattutto quella di maiale, ne contengono discrete quantità e in forma più biodisponibile rispetto a quella vegetale.

AlimentiPorzioniTiamina (mg)
Germe di grano tostato1 tazza1.88
Carne di maiale magra85 g0.80
Piselli verdi cotti½ tazza0.21
Noci Pecan28 g0.19
Riso nero lungo cotto½ tazza0.18
Lenticchie cotte½ tazza0.17
Pane integrale1 fetta0.13
Arance1 frutto0.11
Melone½ frutto0.11
Latte1 tazza0.10
Spinaci cotti½ tazza0.09
Uovo cotto1 grande0.03
Dati estrapolati da USDA FoodData Central.

Altre fonti: semi di girasole, fegato di manzo, asparagi, fiocchi d’avena.

Coloro che osservano diete a base di cereali, prive di glutine17, vegetariane18 o combinazioni delle stesse, possono essere a rischio di carenza di tiamina e di altre vitamine del gruppo B.

Assorbimento

L’assorbimento della tiamina avviene nel duodeno tramite un processo a velocità limitata. Tuttavia, test con individui sani, hanno dimostrato che la tiamina si assorbe sia in modo attivo che passivo (senza bisogno reazioni biochimiche) non saturabile19.

Benfontiamina e sulbutammina

La benfotiamina e la sulbutiamina sono due molecole a sé stanti con la particolarità di essere liposolubili, di cui la prima è un precursore di tiamina e la seconda due molecole di tiamina legate tra loro20.

La benfontiamina viene utilizzata nel diabete e nei disturbi neurologici. La sulbutammina può avere effetti anti-fatica, nootropi e antiossidanti, il che ha portato al suo utilizzo anche come integratore sportivo21.

La biodisponibilità fornita dalla sulbutammina e dalla benfontiamina supera di circa il 40% quella della tiamina.

Vitamina b1: sintomi di carenza

I primi sintomi di carenza di tiamina sono aspecifici e possono essere facilmente attribuiti a processi patologici diversi.

Tra i sintomi più comuni vi sono: perdita di appetito, stanchezza, cambiamenti d’umore con tendenza a forte irritabilità e umore altalenante22.

Altri sintomi che spesso vengono segnalati: anoressia, nebbia mentale e sottili diminuzioni di memoria, disturbi del sonno, disturbi gastrointestinali.

In assenza dei fattori di rischio tradizionali, ad esempio malnutrizione, alcolismo o malattie gastrointestinali, la somiglianza dei sintomi di carenza con quelli di altre condizioni rende difficile la diagnosi clinica.

Ad esempio, nelle donne che, dopo una gravidanza e dopo il puerperio, si trovano in uno stato di apatia, mancanza di interesse per il neonato e depressione potrebbero in parte dipendere da deficit di tiamina, che, come si leggerà in seguito, è tutt’altro che raro.

Ad esempio, la depressione, l’apatia e la mancanza di interesse per il neonato che possono manifestarsi nelle donne dopo la gravidanza e dopo il puerperio, potrebbero dipendere anche da deficit di tiamina.

Carenza grave

A causa della vaghezza dei primi sintomi di carenza di tiamina, le descrizioni mediche convenzionali si concentrano maggiormente sulle manifestazioni più gravi del beriberi umido e secco e delle encefalopatie di Wernicke (WE) e Korsakoff, classificando i sintomi in base al coinvolgimento degli organi.

In particolare, l’insufficienza cardiaca ad alta gittata e l’edema sono associati al beriberi umido, le neuropatie periferiche, i dolori muscolari e la debolezza sono associati al beriberi secco, mentre la classica triade neurologica di confusione mentale, anomalie oculari e Atassia è associata alla sindrome Wernicke-Korsakoff.

Sintomi dell’encefalopatia di Wernicke:
apatia, indifferenza, stato confusionale con profondo disorientamento, incapacità di concentrarsi, sonnolenza, difficoltà a deambulare e nel movimento degli occhi.
Altre disfunzioni correlate sono: agitazione e tremore, tachicardia, ipotensione, dispnea da sforzo, sincope, incapacità di distinguere gli odori.

Nei casi più gravi si aggiungono i sintomi della sindrome di Korsakoff che comprendono deficit significativi della memoria, confabulazione, psicosi.

Un’indagine post-mortem su 131 casi di encefalopatia di Wernicke ha rilevato che l’80% avevano ricevuto una diagnosi errata o non era avvenuta quando il paziente era in vita.

I ricercatori hanno scoperto che solo il 16% aveva mostrato la triade sintomatica classica, il 44% uno-due sintomi su 3, mentre il 19% non aveva avuto alcun sintomo23.

Acidosi e carenza di tiamina

Nel migliore dei casi, una carenza di vitamina B1 può essere lieve e reversibile; nel peggiore, può tradursi in una invalidità permanente o addirittura condurre alla morte.

L’emivita della tiamina circolante si esaurisce in modo progressivo nell’arco di 1 – 12 ore. Le scarse riserve corporee, presenti principalmente nel muscolo scheletrico e in quantità inferiori nel cuore, nei reni, nel fegato e nel cervello, che ammontano a circa 30 mg, possono esaurirsi in soli 20 giorni in un paziente con un’assunzione inadeguata, un malassorbimento o un eccesso di richiesta metabolica2425.

Nell’ipotesi di una totale assenza di tiamina nella dieta, i segni clinici di carenza diventano evidenti in 2 settimane. Tuttavia, la tachicardia, il primo sintomo di carenza di tiamina, può svilupparsi già entro 9 giorni2627.

Acidosi tissutale

La carenza di tiamina comporta acidosi tissutale, altera la respirazione mitocondriale, inducendo quella che è stata definita pseudo-ipossia28.

A differenza dell’ipossia ischemica, nella pseudo-ipossia, benchè l’ossigeno sia sufficiente, i mitocondri non sono in grado di utilizzarlo in modo efficace. Ciò costringe a passare a un metabolismo più anaerobico e a una produzione energetica ridotta che affatica i muscoli, cuore compreso.

In questo caso, vengono sintetizzate solo 2 molecole di ATP (la molecola chiave che consente tutte le reazioni biochimiche e la vita delle cellule) rispetto alle 38 molecole di ATP normalmente prodotte attraverso la via della fosforilazione ossidativa29.

L’inadeguata produzione di ATP, se grave o cronica, compromette la capacità ossidativa, dando inizio a una cascata di reazioni deleterie che aumentano la reattività vascolare, l’infiammazione e l’apoptosi cellulare, conducendo infine alla disfunzione o all’insufficienza dell’organo30.

I professionisti della nutrizione devono essere consapevoli dei ruoli che la tiamina svolge nell’organismo, delle conseguenze e delle strategie di trattamento per i pazienti a rischio31.

Carenza di tiamina effetti sull’intestino

Con il progredire della carenza si possono sviluppare intolleranze alimentari e vomito.

La letteratura sperimentale32 e i casi studio33 suggeriscono che il disagio gastrointestinale e i disturbi della motilità possono essere indicazioni precoci di carenza di tiamina più diffuse di quanto attualmente si pensi.

È stata identificata anche una forma di beriberi gastrointestinale, ma è poco riconosciuta34.

Poco più del 2% del totale della tiamina è sintetizzata da varie popolazioni batteriche commensali nell’intestino tenue e crasso3536. Nell’intestino crasso, almeno 10 specie di batteri sintetizzano la tiamina che viene poi assorbita e trasportata nei mitocondri dei colonociti per la produzione di ATP37.

Si ipotizza che la riduzione della tiamina nei colonociti, e quindi dell’ATP, sposti l’equilibrio del microbiota verso popolazioni microbiche più patogene che prosperano in ambienti carenti di nutrienti38 e disregolano la motilità intestinale.

La carenza locale di tiamina, da sola o in combinazione con la carenza sistemica, può contribuire alla virulenza microbica dell’intestino tenue e crasso3940.

Carenza di tiamina in gravidanza

Dal 27 al 38% delle donne in gravidanza potrebbe non assumere una quantità di tiamina sufficiente a scongiurarne la carenza, anche con un’integrazione prenatale4142.

Uno studio del 2002 ha riportato il profilo vitaminico di 563 donne incinte del New Jersey in diversi momenti della gravidanza. È stata riscontrata una tendenza a una quantità eccessiva di folato, riboflavina, biotina e pantotenato e a una quantità insufficiente di niacina, tiamina e vitamine A, B6 e B12, suggerendo che le vitamine prenatali non rispondono in modo appropriato o sufficiente alle esigenze nutrizionali materne43.

In una preoccupante revisione di 177 casi, i ricercatori hanno scoperto che la deplezione di tiamina si è sviluppata tra le 10 e le 15 settimane di gestazione, dopo 5-6 settimane di vomito nel 47% dei casi. Il numero è salito al 63% dopo 7 settimane di vomito.

Nessuna di loro ha ricevuto tiamina mentre soffriva di iperemesi gravidica (una forma esagerata di nausea e vomito durante la gravidanza) prima della diagnosi di encefalopatia di Wernicke; il 14% ha ricevuto glucosio per via endovenosa senza tiamina, provocando l’insorgenza di encefalopatia in quelle donne e la mortalità materna in un caso44.

Sono state utilizzate diverse metodologie per determinare la carenza di tiamina.

Gli standard di sufficienza per la tiamina in gravidanza sono stati sviluppati 80 anni fa sulla base di un aumento stimato della crescita dei comparti materno e fetale, oltre a un aumento stimato del fabbisogno energetico, rispetto alle donne adulte non gravide45. Da allora non sono stati aggiornati.

Carenza di tiamina e malattie psichiatriche

Poiché la carenza di tiamina influisce sul metabolismo energetico cerebrale e i primi sintomi includono cambiamenti aspecifici dell’umore, della cognizione e della motivazione46, ci si aspetterebbe un collegamento tra carenza e malattie psichiatriche.

Tuttavia, sono ancora scarse le ricerche sulla prevalenza di uno stato carenziale di tiamina nelle malattie psichiatriche. Uno studio ha rilevato che il 30% dei pazienti psichiatrici era carente47.

Un altro ha riscontrato una riduzione della tiamina associata a depressione in pazienti cinesi anziani48, mentre altri ricercatori hanno riscontrato che la tiamina adiuvante migliorava i sintomi depressivi49 e quelli legati all’ansia50.

Dalla casistica, la carenza di tiamina è stata segnalata nel disturbo bipolare, della schizofrenia e nell’anoressia51.

Carenza di tiamina negli anziani

Per gli anziani, la possibilità di una carenza di tiamina può essere elevata, ma anche in questo caso i numeri variano in base ai test e ai valori utilizzati per definire la carenza.

Uno studio condotto su 60 anziani residenti in comunità ha riscontrato la carenza di tiamina nel 50% dei soggetti testati, nonostante un consumo leggermente superiore alla dose giornaliera raccomandata52.

Altri studi hanno rilevato un’incidenza di carenza in pazienti anziani ospedalizzati compresa tra il 20 e il 40% 5354.

Malattie neurocognitive e neuromotorie

I disturbi neurocognitivi e neuromotori rappresentano le ultime espressioni sintomatiche della carenza prolungata di tiamina.

Nonostante le diverse origini genetiche, diverse linee di evidenza hanno trovato importanti associazioni tra bassi livelli di tiamina e i disturbi neurocognitivi come l’Alzheimer 55, il Parkinson56, il morbo di Huntington 57 e la demenza 58.

Benché risulti equivoca la ricerca sulla carenza di tiamina e il relativo trattamento per queste patologie, è indiscutibile la presenza di un’alterazione nella gestione del glucosio da parte delle cellule del cervello, che è un segno distintivo di una tiamina insufficiente59.

Pazienti ospedalizzati

Quando si esaminano le ricerche sui pazienti ospedalizzati, ci si aspetta che lo stress acuito dalla malattia, qualsiasi malattia, aumenti la richiesta di tiamina. Ed effettivamente è proprio così.

In un pronto soccorso del Regno Unito, le analisi effettuate su un campione casuale di pazienti hanno evidenziato che il 20% di costoro era carente di tiamina 60.

Nei pazienti con insufficienza cardiaca, per i quali dovrebbe essere prevista e monitorata la carenza di tiamina e invece non viene né testata né trattata, la prevalenza è elevata e varia dal 33 al 90%, a seconda dello studio e del ricovero6162.

Uno studio retrospettivo su 36 veterani non alcolisti con carenza di tiamina confermata ha rilevato la presenza di due o più condizioni infiammatorie che al 97% erano croniche, all’83% acute. Il 47% erano persone in sovrappeso o obese. Il livello di infiammazione è stato definito come un fattore chiave alla base della carenza63.

In genere, a prescindere dalla diagnosi, la carenza di tiamina viene trascurata in terapia intensiva. È stato riscontrato che al momento del ricovero la carenza di tiamina era del 10% e dopo pochi giorni la percentuale è salita al 20%. Considerando invece solo i pazienti con sepsi (infiammazione grave e generalizzata), è stato rilevato che il 70% era carente 64.

Risulta evidente che, dal momento del ricovero in poi, i pazienti peggiorano lo stato nutrizionale, probabilemente non solo quello relativo alla tiamina, soprattutto nel caso in cui sviluppino una sepsi.

Cause di carenza di tiamina

È noto che la tiamina si riduce nell’organismo in risposta a varie condizioni, ognuna delle quali riduce i livelli di tiamina in modo diverso. Ad esempio:

  • l’alcolismo ne compromette l’assorbimento,
  • una glicemia elevata ne aumenta sia il tasso di utilizzo nel metabolismo cellulare che la velocità di eliminazione attraverso le urine.

La carenza di tiamina è stata riscontrata anche nei soggetti affetti da obesità e si ipotizza che anche una dieta ricca di alimenti trasformati possa contribuire alla carenza di tiamina65.

Diete ad alto contenuto di carboidrati

È molto probabile che il fattore più trascurato in merito ai livelli di tiamina di un individuo sia la composizione della dieta. Sono stati diffusi gli alimenti fortificati, ma il vero problema non è mai stato affrontato: metabolizzare i carboidrati, a prescindere dalla loro fonte o qualità, richiede tiamina.

Un elevato contenuto glucidico nella dieta (pane, pasta, patate, pizza, dolci, riso) riduce in modo fattivo le concentrazioni di tiamina in circolo attraverso una serie di meccanismi.

Uno studio66 effettuato con individui sani ha rilevato che quando il 55% dell’apporto calorico totale proveniva dai carboidrati (apporto consigliato dalle linee guida ufficiali sulla dieta), indipendentemente dalla loro fonte, i livelli di tiamina diminuivano. Con l’aumento dell’apporto di carboidrati, la tiamina si riduceva ulteriormente.

Al contrario, una dieta a basso contenuto di carboidrati e più ricca di grassi rallenta la perdita di tiamina in condizioni sperimentali di restrizione della tiamina67, mentre le proteine sembrano preservare la degradazione della tiamina negli alimenti68.

Per meglio comprendere di cosa stiamo parlando, il glucosio o il destrosio somministrati per via endovenosa possono far precipitare il livello di tiamina fino a indurre encefalopatia di Wernicke in individui malnutriti69, iperemetici70 e anche nei ben nutriti ma sottoalimentati71.

L’iperglicemia, a sua volta, è spesso associata a carenza di nutrienti e a disfunzioni metaboliche che riguardano non solo il metabolismo del glucosio, ma anche quello degli acidi grassi e degli aminoacidi.

Nel cuore, ad esempio, la produzione di ATP si sposta dalla via preferita di ossidazione degli acidi grassi (il cuore è progettato per bruciare grassi) verso il consumo di glucosio attraverso la glicolisi anaerobica, un indicatore che rivela l’inflessibilità metabolica associata sia ad insufficienza cardiaca72 che al beriberi73.

Questo modello di disfunzione metabolica è stato collegato a Parkinson, Alzheimer, morbo di Huntington, sclerosi laterale amiotrofica e ai sintomi del beriberi secco e di encefalopatia, a seconda della cronicità e della gravità74.

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Ognuno degli schemi disfunzionali appena citati, insieme ai relativi sintomi, è modulato dai livelli di tiamina rispetto all’assunzione di carboidrati75.

Studi in vitro e in vivo dimostrano che l’integrazione di tiamina riduce o inverte i modelli metabolici e le manifestazioni cliniche di iperglicemia, ipertensione, dislipidemia e altri sintomi attraverso la sovra regolazione di alcuni enzimi, tra cui quelli dipendenti dalla tiamina.

Sostanze chimiche negli alimenti

Oltre al carico di carboidrati, gli alimenti trasformati tendono a concentrare un carico di sostanze tossiche molto più elevato rispetto agli alimenti non trasformati e biologici76.

Ogni aspetto della produzione alimentare commerciale comporta l’uso di prodotti chimici (ad esempio aspartame, sorbato di potassio(E202), coloranti con cadmio, piombo, mercurio, glifosato ecc.) che hanno dimostrato di essere tossici per i mitocondri7778, le centraline generatrici di bioenergia dislocate all’interno della cellula.

In definitiva, la combinazione carboidrati-zuccheri-tossine e ridotta concentrazione di tiamina, è probabilmente alla base di gran parte delle disfunzioni metaboliche che colpiscono le popolazioni occidentali.

Alcol, fumo, caffè, tè, crostacei

Sebbene l’alcolismo cronico sia un fattore riconosciuto di carenza di tiamina, il ruolo del consumo regolare di alcol, al di sotto della soglia dell’alcolismo, è sottovalutato.

Indipendentemente dalla quantità, l’etanolo contenuto nell’alcol blocca la conversione della tiamina alimentare in tiamina attiva 79, riducendone la disponibilità fino al 54%80.

Se consumato regolarmente, l’alcol aumenta il tasso di deplezione della tiamina e danneggia la mucosa intestinale81, causando disbiosi e malassorbimento82.

La disbiosi può essere una causa o una conseguenza della riduzione della tiamina, almeno inizialmente, ma alla fine si autoalimenta se lo stato della tiamina non viene corretto83.

La nicotina presente nei prodotti a base di tabacco inibisce la disponibilità di tiamina inibendo un trasportatore di tiamina di oltre il 40% nel pancreas e forse anche in altri tessuti84.

Questo meccanismo compromette la secrezione di insulina85.

La combinazione nicotina – alcol è implicata nello sviluppo della pancreatite86, tanto che l’infiammazione del pancreas si potrebbe considerare come una manifestazione indiretta della carenza di tiamina.

Per ciò che riguarda il tè e il caffè, il loro contenuto di acido caffeico, acido clorogenico acido tannico compromette l’assorbimento della tiamina, ossidando l’anello tiazolico della molecola87. Gli zuccheri, gli aromi e le altre sostanze aggiunte per esaltare il gusto aumentano la richiesta di tiamina.

Nel complesso è possibile che il tè e soprattutto il caffè possano contribuire alla carenza di tiamina più di quanto fino ad ora sia stato riconosciuto.

I crostacei e il pesce crudo, attraverso gli stessi meccanismi, riducono la tiamina in circolo88.

Farmaci e sostanze chimiche

In generale i farmaci rappresentano un ostacolo chimico alla stabilità della tiamina e di altri nutrienti. Pertanto, il loro uso regolare richiede un approccio concertato volto a mantenere uno stato nutrizionale equilibrato.

I meccanismi con cui le molecole dei farmaci impoveriscono l’organismo di nutrienti possono essere diretti o indiretti.

Ad esempio, alcuni antibiotici hanno come bersaglio la tiamina 89, mentre altri, metformina (utilizzata nel diabete) e altri 146 farmaci, agiscono bloccando i trasportatori di tiamina90.

Di seguito un elenco di farmaci che riducono i livelli di tiamina e che disturbano il funzionamento dei mitocondri91:

  • metformina92,
  • farmaci per trattare l’ansia e altri disturbi psichiatrici93,
  • metronidazolo (antibiotico)94,
  • trimetoprim e altri antibiotici95,
  • antipertensivi96,
  • FANS, acetaminofene e aspirina97,
  • inibitori di pompa protonica98,
  • diuretici99,
  • chemioterapici100.

Va notato che negli ultimi decenni è oramai divenuta consuetudine prescrivere molteplici farmaci per un tempo indefinito 101. Di conseguenza è innegabile un effetto cumulativo sulla deplezione di micronutrienti.

A completare il quadro delle minacce allo stato nutrizionale delle persone, ci sono le molteplici sostanze chimiche e gli inquinanti industriali che danneggiano, anche a basse esposizioni, l’attività dei mitocondri102103104, incrementando il fabbisogno non solo di tiamina ma anche di altri nutrienti essenziali ai mitocondri.

Benefici della vitamina B1

L’integrazione di vitamina B1 può avere un impatto significativo nel migliorare i sintomi di ansia e depressione ed anche nel prevenire il peggioramento dell’iperglicemia e del diabete, dell’insufficienza cardiaca, della demenza e della degenerazione cerebrale.

Riduce ansia generalizzata

Uno studio ha coinvolto 9 pazienti – 6 maschi e 3 femmine, tra i 57 – 83 anni, con distrubi di ansia generalizzata senza precedenti di alcolismo107.

In un altro studio con 51 pazienti ricoverati per depressione e in trattamento con farmaci – età media 35 anni circa, l’integrazione di 300 mg al giorno di tiamina ha ridotto i sintomi depressivi meglio della pillola placebo (pillola di zucchero)108.

La tiamina, pertanto, può migliorare gli effetti dei tradizionali farmaci antidepressivi.

Potrebbe ridurre le emicranee nelle donne

Nel 2022 uno studio109 che ha esaminato i dati raccolti da 13439 soggetti, ha evidenziato l’esistenza di un legame tra tiamina ed emicrania. Coloro che accusavano i sintomi più gravi di emicrania avevano un’assunzione inferiore di tiamina. Al contrario invece, nei soggetti con maggior apporto di tiamina i ricercatori hanno notato una minor frequenza dei sintomi e/o una ridotta gravità del dolore, soprattutto nelle donne.

Servono comunque ulteriori studi prima di confermare i benefici della vitamina B1 nella riduzione di cefalee ed emicranie gravi.

Riduce gravità dell’insufficenza cardiaca

La frazione di eiezione è una misura importante della funzione del miocardio per valutare la gravità nell’insufficienza cardiaca.
Uno studio condotto su 25 pazienti ha rilevato che l’uso di furosemide a dosi pari o superiori a 80 mg/die era associato a una prevalenza del 98% di carenza di tiamina110.

In uno studio randomizzato, in doppio cieco, condotto su 30 pazienti affetti da insufficenza cardiaca in trattamento con furosemide (80 mg/die) da almeno tre mesi, la terapia con tiamina per via endovenosa (200 mg/die) per sette giorni ha determinato un miglioramento della LVEF (left ventricular ejection fraction: frazione di eiezione ventricolo sinistro) rispetto al placebo111.

Quando tutti i 30 pazienti affetti da insufficenza cardiaca di quello studio hanno successivamente ricevuto sei settimane di terapia orale con tiamina (200 mg/die), la frazione di eiezione media è migliorata del 22%. Questo risultato può essere rilevante perché il miglioramento di questo parametro è stato associato a un miglioramento della sopravvivenza nei pazienti affetti da CHF112.

Mancano studi specifici sull’integrazione orale di tiamina nei pazienti con insufficienza cardiaca e quelli disponibili hanno rilevato scarsi miglioramenti113114.

Ha dato risultati significativi, invece, in termini di frazione di eiezione, gittata cardiaca e altri parametri, l’integrazione orale di benfontiamina in 20 pazienti con cardiomiopatia dilatativa e insufficienza cardiaca grave trattati con furosemide115.

Migliora tolleranza al glucosio

L’integrazione con tiamina ad alte dosi può116:

  • prevenire il peggioramento della glicemia e dell’insulinemia a digiuno;
  • migliorare la tolleranza al glucosio nei pazienti con iperglicemia;
  • prevenire e rallentare la progressione dell’iperglicemia verso il diabete mellito in individui con alterata regolazione del glucosio (ad es. sindrome metabolica).

Riduce glicemia a digiuno

Nei pazienti con diabete mellito refrattari ai farmaci, una dose giornaliera di 150 mg di tiamina per 1 mese ha condotto a una riduzione significativa della concentrazione plasmatica di glucosio a digiuno117

Migliora le condizioni dei vasi sanguigni

Nei diabetici l’iperglicemia disturba le funzioni dei vasi sanguigni riducendo le cellule progenitrici endoteliali (EPC) derivate dal midollo osseo, fondamentali per la crescita dei vasi sanguigni118.

Una maggiore assunzione giornaliera di tiamina in 88 pazienti con diabete tipo 2 è stata correlata con un maggior numero di cellule progenitrici endoteliali circolanti e con una migliore salute vascolare119.

È stato altresì evidenziato che al calare della concentrazione di tiamina aumenta la presenza di una molecola vascolare “adesiva”, sVCAM-1, un marcatore di disfunzione vascolare, nei pazienti con diabete120121.

Riduce albuminuria nei diabetici

I marcatori precoci della nefropatia diabetica includono la presenza di albumina sierica nelle urine, nota come microalbuminuria.

Uno studio randomizzato di 6 mesi, in doppio cieco, controllato con placebo, condotto su 40 pazienti affetti da diabete di tipo 2 con microalbuminuria, ha rilevato che la supplementazione di tiamina ad alte dosi (300 mg/die) ha ridotto l’escrezione di albumina urinaria per un periodo di tre mesi122.

Un altro studio simile con 100 pazienti che hanno utilizzato la stessa dose per lo stesso periodo è giunto alle stesse conclusioni123.

Aumenta colesterolo HDL riduce i trigliceridi

Una revisione di 6 trial clinici, sebbene le evidenze circa la riduzione glicemica siano risultate scarse, ha sottolineato la tendenza comune in tutti gli studi ad un aumento del colsterolo HDL (il cosiddetto colesterolo buono) e ad una riduzione dei trigliceridi nei soggetti che hanno integrato la tiamina124.

Pressione sanguigna

Uno studio sull’uomo in soggetti con cirrosi epatica ha riscontrato che la reintegrazione di bassi livelli di tiamina ha migliorato notevolmente i valori della pressione e i livelli di glucosio125.

In soggetti con iperglicemia allo stadio iniziale, l’integrazione di 300 mg di tiamina (HCl) per sei settimane ha ridotto la pressione arteriosa media e la pressione arteriosa diastolica rispettivamente del 2,3% e 4,3% rispetto al placebo126.

Pazienti affetti da demenza

In uno studio randomizzato e controllato, il trattamento con benfotiamina (300 mg, due volte al giorno) per 12 mesi ha mostrato una tendenza al rallentamento del declino cognitivo nelle persone con decadimento cognitivo lieve o malattia di Alzheimer lieve127.

Tuttavia, i benefici sono stati riscontrati solo nelle persone che al basale avevano una funzione cognitiva elevata. Anche un piccolo studio in aperto e non controllato ha dimostrato che il trattamento con benfotiamina per 18 mesi ha portato a un miglioramento della funzione cognitiva nei pazienti affetti da Alzheimer128. Il trattamento non ha ridotto i livelli di beta-amiloide, un marcatore biologico della malattia di Alzheimer.

Alzheimer e declino cognitivo

In uno studio randomizzato e controllato su 70 persone con decadimento cognitivo lieve o malattia di Alzheimer lieve, il trattamento con benfotiamina (300 mg, due volte al giorno) per 12 mesi ha mostrato una tendenza al rallentamento del declino cognitivo129.

I prodotti finali della glicazione avanzata (AGE), modificazioni tossiche delle proteine indicative di un alterato metabolismo del glucosio e dell’invecchiamento, aumentano tipicamente nel cervello dei pazienti affetti da Alzheimer, ma il trattamento con benfotiamina ha ridotto significativamente questo aumento. In questo studio non sono stati osservati effetti della benfotiamina sulla memoria verbale o sul metabolismo cerebrale del glucosio. È necessario uno studio di conferma più ampio per estendere questi risultati preliminari.

La benfotiamina viene convertita in tiamina, che funge da fattore chiave per tre enzimi coinvolti nella generazione di energia dal glucosio130.

Studi preclinici hanno rilevato che la benfotiamina migliora la funzione cognitiva e riduce i marcatori biologici della malattia di Alzheimer131132.

Questi benefici potrebbero essere dovuti alla capacità della benfotiamina di sopprimere l’attività di un enzima che favorisce la progressione dell’Alzheimer133. Tuttavia, questi effetti non sono stati confermati nell’uomo.

Non si esclude la possibilità che un supplemento di tiamina in persone anziane con una funzione cognitiva normale, ma che presentano depositi amiloidi, possa aiutare a prevenire la successiva perdita cognitiva e l’eventuale demenza.

Funzione cognitiva nei bambini

Il libro “The complete Book of vitamins” riporta un esperimento condotto a metà degli anni 60 dalla dottoressa Ruth F. Harrell del Dipartimento di Psicologia e Pedagogica presso la Columbia University.

Per sperimentare gli effetti dell’integrazione della vitamina B1 sulla funzione cognitiva, la dottoressa selezionò due gruppi di ragazzi aventi grossomodo le stesse caratteristiche, di età compresa fra i 9 e i 19 anni.

L’esperimento è stato condotto in doppio cieco, quindi sia i ricercatori che i ragazzi ignoravano il contenuto della compressa.

Trascorso un anno dall’inizio della somministrazione tutti i ragazzi sono stati sottoposti a una serie di test per misurare le loro capacità intellettive. Il gruppo di coloro che avevano ricevuto l’integrazione di tiamina ottenne miglioramenti del 25-32% rispetto al gruppo placebo.

Malattie metaboliche genetiche

L’integrazione di tiamina è inclusa nella gestione clinica delle malattie genetiche che influenzano il metabolismo dei carboidrati e degli aminoacidi a catena ramificata.

Tra questi disturbi vi sono ad esempio il deficit di complesso piruvato deidrogenasi (PDHC) tiamina-resistente, l’anemia megaloblastica tiamino-responsiva, la malattia dei gangli basali sensibile alla biotina e alla tiamina.

Effetti avversi tiamina

Non vi sono evidenze di effetti da sovradosaggio ad eccezione della somministrazione endovenosa134.

Se assunta per via orale la benfotiamina è ritenuta sicura fino a 600 mg al giorno per un massimo di 24 settimane. Gli effetti collaterali sono rari. Alcune persone hanno riportato problemi digestivi e eruzioni cutanee.

Per concludere

Senza dubbio la carenza di tiamina necessita di ulteriori ricerche e le relative tecniche diagnostiche andrebbero implementate. Ad oggi non se ne conosce ancora l’esatta prevalenza.

Gli studi effettuati nelle autopsie hanno riportato una prevalenza più alta rispetto agli studi clinici, il che suggerisce che le diagnosi non vengono affettuate135.

Sono stati riconosciuti numerosi fattori di rischio per la carenza di tiamina e la malattia è stata diagnosticata in pazienti senza i classici fattori di rischio, come ad esempio nei pazienti critici136.

Inoltre, abbiamo visto che molti pazienti e persone sane possono avere una carenza subclinica di tiamina, dove l’eccesso di carboidrati è una delle cause più diffuse.

Occorrono strumenti più semplici e meno costosi per diagnosticare la carenza.

Sebbene non esistano metodi efficienti per effettuare la diagnosi, i medici dovrebbero mantenere alto il sospetto di una eventuale carenza in modo da trattare tempestivamente i pazienti. Il trattamento è poco costoso e consente di salvare delle vite.

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Monica Martinuz
Naturopata Educatrice in Nutrizione Funzionale®, Saggista, Ricercatrice autonoma e Blogger dal 2007.
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