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Il ferro è un minerale essenziale, noto soprattutto per consentire il trasporto dell’ossigeno nel sangue. Scopriamo dunque a cosa serve, come funziona il ferro, esplorandone il metabolismo, le cause di carenza, l’assorbimento e in che modo integrare senza che ciò comporti una intossicazione.
SOMMARIO
A cosa serve il ferro negli organismi viventi
Il ferro è tra i minerali più abbondanti presenti sulla Terra. È presente nei gruppi ferro-zolfo, detti anche cluster (in inglese ISC= Iron-sulfur cluster), che sono alla base del metabolismo cellulare, ovvero in quei processi biochimici necessari allo sviluppo di qualunque forma di vita12.
Ad eccezione di alcune specie batteriche3, il ferro svolge funzioni essenziali in tutti gli organismi conosciuti, dato che agisce come cofattore di enzimiUn cofattore è un composto chimico non proteico oppure uno ione metallico che si associa all'enzima e ne rende possibile l'attività.
Fomazione dell'eme
Il ferro si lega alla porfirina per formare l’eme necessario alla distribuzione dell’ossigeno ai tessuti4. L’eme fa parte dell’emoglobina, della mioglobina e di enzimi quali citocromi, perossidasi e catalasi.
La clorofilla e l’eme fanno parte di una classe di molecole dette porfirine, fondamentali per la vita degli organismi. L’emoglobina dei globuli rossi, contiene quattro porfirine di ferro (gruppo eme). Alcuni invertebrati con sangue verde hanno porfirine di rame. L’anello porfirinico (vedi immagine sottostante) si lega al magnesio nelle piante per utilizzare la luce, nell’uomo e nella maggior parte degli animali si lega al ferro per utilizzare l’ossigeno nella sintesi bioenergetica.
La biosintesi della porfirina eme avviene nel fegato e nel midollo osseo all’interno del citoplasma e dei mitocondri. I gruppi eme sono coinvolti nella fosforilazione ossidativa (sistema di trasporto degli elettroni) e nella produzione di ATP (la moneta di scambio energetico che consente alla cellula di svolgere tutte le sue funzioni).
Nel nostro organismo, il ferro eme (Fe2+) – il ferro allo stato ossidato ferroso consente il legame con l’ossigeno – è presente per il 65% nell’emoglobina e per il 10% nella mioglobina e rappresenta circa il 75% del ferro totale. Il restante 20-25% corrisponde a ferro non eme (Fe3+), e si trova nella milza, nel fegato, nel midollo, legato alla transferrina – una glicoproteina di trasporto – alla ferritina e all’emosiderina, proteine con funzioni di deposito.
Il ciclo del ferro
Attraverso l’alimentazione, introducendo 10-15 mg di ferro, ne otteniamo circa 1-2 mg che si uniscono ai ∼22 mg in circolo. Nell’immediato quindi, avremo in totale circa 24 mg di ferro circolante verso il midollo spinale di cui solo 2 mg vengono utilizzati per la formazione di emoglobina, mentre viene recuperato il ferro dei globuli rossi senescenti attraverso il sistema reticolo-endoteliale.
Il bilancio nel circolo enteropatico risulta in pareggio, dato che dal sangue portale 5 mg vanno al fegato, mentre attraverso il circolo arterioso 5 mg giungono al tratto gastrointestinale5.
In assenza di perdite straordinarie, alla fine restano circolanti sempre all’incirca 22 mg di ferro5.
La quantità totale di ferro calcolata in un adulto di circa 70 Kg di peso in media oscilla tra 3 e 4 grammi, suddivisi in questo modo:
∼2 g nell’emoglobina dei globuli rossi;
∼1,1 g nei depositi cellulari di ferritina e di emosiderina;
∼0,13 g nel tessuto muscolare (mioglobina);
∼10 mg si trovano in proteine di trasporto e negli enzimi;
20-30 mg sono legati alla transferrina, la principale proteina di trasporto.
Un organismo con i globuli rossi in numero insufficiente o danneggiati, soffre di anemia.
Approfondimento sul ruolo del ferro nei globuli rossi
Abbiamo visto che il ferro si lega alla porfirina per formare l’eme. Sono emoproteine (proteine con eme) l’emoglobina (nel sangue) e la mioglobina (nei muscoli)6.
Il ferro nell’eme può diventare ossigenato (cioè legato all’ossigeno) o non ossigenato, in modo reversibile7, consentendo in tal modo ai globuli rossi di fornire ossigeno ai tessuti del corpo8.
Esistono diverse forme di anemia: alcune sono genetiche, come l’anemia falciforme 9; altre derivano da una carenza alimentare, come l’anemia perniciosa (legata a una carenza di vitamina B12)10.
Ferro e sistema immunitario
Il ferro è insolubile; un eccesso della sua forma liberaFerro liberoNon legato alla transferrina, la proteina di trasporto legante il ferro danneggia le cellule11.
Dopo i 40-50 anni è utile dosare il ferro una volta l’anno. Nel caso fosse elevato è bene rivolgersi ad un professionista per valutare la necessità di effettuare ulteriori accertamenti oppure di ricorrere a sostanze naturali chelanti, descritte nel capitolo delle sostanze che riducono la biodisponibilità del ferro.
Per comprendere perché invecchiando il ferro ematico può diventare un problema, fino a promuovere lo sviluppo di cellule neoplastiche, diamo un’occhiata all’attività dei macrofagi, le cellule immunitarie dell’organismo.
I macrofagi, oltre a eliminare i corpi estranei e le cellule ritenute dannose, sono sia pro che antinfiammatori 12 e svolgono diverse funzioni di mantenimento13, tra cui il riciclo del ferro14.
I globuli rossi, come tutte le cellule, finiscono per degradarsi con l’età, un processo noto come senescenza. Per evitare ciò, il macrofago eritrofago individua i globuli rossi senescenti e li elimina15.
Quando alcuni macrofagi individuano ed eliminano i globuli rossi danneggiati o senescenti, il ferro contenuto negli eritrociti si libera nel sangue. Questo il motivo per cui dopo i 40-50 anni è bene eseguire un dosaggio del ferro una volta l’anno che comprenda anche i valori di TIBC e ferritina, onde attivarsi per prevenire gli effetti dell’accumulo e anche per evitare delle integrazioni di ferro (salvo eccezioni), scegliendo integratori multivitaminici che ne sono privi.
L’eccesso di ferro accelera l’invecchiamento creando stress ossidativo, danni alle cellule mitocondriali, cambiamenti indesiderati del DNA che possono favorire lo sviluppo di cellule neoplastiche.
Le migliori fonti alimentari di ferro eme e di ferro non eme
Quali alimenti sono più ricchi di ferro? E di quale tipo?
La tabella che segue riporta la quantità e il tipo di ferro (eme o non eme) di ciascun alimento. Si tenga presente che le carni apportano sia ferro eme (o emico) che non eme (non emico)16.
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Nel pollame crudo la quantità di ferro eme corrisponde a circa il 30% del totale e non si distribuisce in modo uniforme, ma cambia a seconda del taglio. Siccome nelle cosce e nelle ali la concentrazione di emoglobina e mioglobina è maggiore, la quantità di ferro eme può risultare doppia rispetto a quella presente nel petto.
La carne di manzo e quella di vitello, invece, contengono la più alta percentuale di ferro eme rispetto al ferro totale, rispettivamente 87% e 84%.
I latticini e le uova contengono perlopiù ferro non eme, mentre le verdure apportano solo ferro non eme.
Alimento
Porzione
Ferro (mg
Cozze cotte al vapore
85 g
5.7 (f. eme)
Fegatini di pollo cotti
28 g
3.6 (f. eme)
Vongole cotte al vapore
85 g
2.4 (f. eme)
Tonno in scatola al naturale
85 g
1.3 (f.eme)
*Manzo
85 g
1.6 (f. eme)
Spinaci cotti
1 tazza (da 240 ml)
6.4 (f. non eme)
Fagioli bianchi cotti
mezza tazza (120 ml)
3.3 (f. non eme)
Lenticchie cotte
mezza tazza (120 ml)
3.3 (f. non eme)
Succo di prugna
180 ml
2.3 (f. non eme)
Bietole cotte
mezza tazza (120 ml)
2.0 (f. non eme)
Anacardi
28 g
1.9 (f. non eme)
Patata con buccia al forno
1 patata media
1.8 (f. non eme)
Quinoa cotta
mezza tazza (120 ml)
1.4 (f. non eme)
Nocciole tostate
28 g
1.3 (f. non eme)
Prugne secche
circa 5 prugne medie
0.4 (f. non eme)
*La porzione equivale più o meno alle dimensioni della mano
Fonte: https://fdc.nal.usda.gov/
L’assorbimento del ferro presente nelle verdure è favorito dalla vitamina C, dall’acido citrico e dal consumo di carne.
Gli alimenti ricchi di acido fitico e tannini, come i legumi ad esempio, tendono a ridurre la biodisponibilità del ferro.
Per le femmine nella fascia 11-14 anni i valori fanno riferimento alle adolescenti che hanno le mestruazioni; mentre i valori per la fascia 30-59 anni si riferiscono alle donne in perimenopausa e menopausa.
Chi dona mezzo litro (0,5 L) di sangue nel corso di un anno ha bisogno di 0,6-0,7 mg di ferro in più al giorno17.
Chi partecipa frequentemente ad allenamenti faticosi può avere necessità maggiori che sono state stimate dal 30 al 70% in più rispetto al fabbisogno (RDA)18.
I vegetariani e i vegani sono più inclini ad essere carenti, perché il ferro presente nelle piante è meno biodisponibile rispetto al ferro eme degli animali.
Assorbimento del ferro
Sia il ferro eme che non eme vengono entrambe assorbiti perlopiù nel duodeno e in misura minore nel digiuno superiore. Ma nel caso del ferro non eme, il ferro ferrico (Fe3+ o trivalente) , prima di essere assorbito deve essere ridotto a ferroso (bivalente Fe2+)1920.
Esistono numerosi fattori in grado di ridurre il Fe3+ a Fe2+. Il requisito essenziale è un ambiente acido a partire dallo stomaco, dove l’acloridria è comunemente associata a anemia da carenza di ferro.
Altri componenti alimentari che contribuiscono all’assorbimento del ferro sono l’acido ascorbico, la cisteina e l’istidina21.
La quantità di ferro assorbita è di gran lunga maggiore per il ferro eme22.
Numerose ricerche indicano che il tasso di assorbimento del ferro eme è da 5 a 6 volte superiore a quello del ferro non eme.
Distribuzione ed eliminazione del ferro nell'organismo
Il nostro organismo ricicla continuamente il ferro disponibile dalla distruzione dei globuli rossi che avviene ogni 120 giorni. Il ferro libero viene internalizzato dalla ferritina oppure si lega alla transferrina, la glicoproteina di trasporto. Le cellule di qualsiasi tipo captano il ferro attraverso i recettori (TfRs = transferrin receptors – recettori della transferrina).
In condizioni normo-genetiche, il ferro viene internalizzato nelle cellule formando vescicole endosomiali.
Le cellule epatiche possono captare il ferro anche senza recettori TfRs, poichè il fegato funge sia da riserva che da centro di regolazione, attraverso la sintesi dell’ormone epcidina, che vedremo tra poco.
All’interno delle cellule, più precisamente nel citoplasma, il ferro si trova immagazzinato in due proteine: ferritina e emosiderina.
Mentre il dosaggio della ferritina si esegue nel sangue, quello dell’emosiderina richiede un piccolo campione di tessuti. Variazioni di quest’ultima proteina possono indicare: cirrosi epatica, infezione cronica, anemia, cardiopatia di vecchia data.
La via prevalente di eliminazione del ferro è gastrointestinale attraverso la desquamazione dell’epitelio, anche perché le dimensioni della transferrina non consentono la filtrazione glomerulare nei reni. In genere un adulto perde circa 1 mg di ferro al giorno.
In che modo l'organismo controlla i livelli di ferro?
Il metabolismo e i meccanismi di assorbimento sono finemente regolati da un complesso sistema di segnalazione. Ad esempio, in caso di livelli bassi la biosintesi di ferritina tende a bloccarsi, mentre aumenta la concentrazione di recettori per la transferrina che consentono una migliore disponibilità di ferro nel citoplasma.
Un altro potente modulatore dell’uptake di ferro è l’epcidina, che di recente si è scoperto essere espressa anche a livello cardiaco. Si tratta di un ormone peptidico di 25 aminoacidi, prodotto dal fegato, che svolge un ruolo chiave nell’omeostasi di questo minerale, perlopiù impedendone il trasporto in uscita attraverso la ferroportina23.
La ferroportina 1 è un gene che codifica per la proteina ferroportina espressa nelle cellule della mucosa assorbente dell’intestino, nei macrofagi e negli epatociti. È l’unica proteina transmembrana in grado di espellere il ferro dalla cellula riversandolo nel sangue e di fatto ne regola l’uscita.
L’attività dell’epcidina si può descrivere in questo modo: le quantità circolanti diminuiscono quando i livelli di ferro sono elevati, aumentano in condizioni di ipossia e anemia, quando il ferro è basso, per far si che le cellule trattengano quello presente al loro interno.
L’espressione dell’epcidina viene regolata non solo in base a segnali di accumulo di ferro ma anche dall’infiammazione, attraverso l’interleuchina 6, una proteina implicata nella regolazione della risposta immunitaria, secreta dai Linfociti T e dai macrofagi. IL-6 è tra i più importanti mediatori della febbre e delle risposte di fase acuta a un trauma, un danno tissutale e altre condizioni.
La figura che segue descrive il ruolo critico del circuito di regolazione epcidina/ferroportina nel bilanciamento dell’omeostasi a livello sistemico.
Alterazioni dell’omeostasi sistemica del ferro dovute a squilibri del sistema di regolazione epcidina/ferroportina
Alimenti e vitamine per migliorare l’assorbimento
In questa sezione, alcune prove cliniche mostrano gli effetti sull’assorbimento del ferro delle proteine animali e dell’integrazione funzionale a base di alcuni tipi di probiotici e di determinate vitamine.
Proteine animali
I primi studi condotti con ferro non eme marcato con radioisotopi hanno rilevato che le proteine animali possono aumentare l’assorbimento del ferro non eme da 1,7 a 4 volte rispetto ai pasti vegetariani24.
Questo aumento dell’assorbimento è stato osservato aggiungendo carne di vitello, pesce, manzo e pollo, a dei pasti composti da mais o fagioli neri.
In uno studio successivo, sono stati testati effetti più ampi per diversi giorni25. I partecipanti hanno consumato un rotolo di grano contenente ferro radiomarcato a ogni pasto per tre diversi periodi di 5 giorni mentre seguivano una dieta a scelta tra vegetariana o ad alto contenuto proteico. Nel complesso si è registrato un piccolo aumento non significativo del ferro durante il periodo ad alto contenuto di carne. Questo risultato suggerisce che l’effetto si riduce con il passare del tempo o che il grano può avere un effetto negativo sull’assorbimento delle proteine animali, come è stato riscontrato nello studio precedentemente citato.
Anche la carne di maiale ha un lieve effetto di miglioramento dell’assorbimento dose-dipendente. Quando sono stati consumati 25 g, 50 g e 75 g di carne di maiale durante un pasto ad alto contenuto di fitati da riso e panino di grano, l’assorbimento del ferro è stato rispettivamente del 15%, del 44% e del 57%26.
Un altro studio ha riscontrato un modesto aumento dell’assorbimento di ferro da un pasto a base di fagioli con l’aggiunta di pesce grasso 27.
In definitiva, l’assorbimento del ferro non eme aumenta molto di più con le proteine animali che con i fagioli, suggerendo che i fitati possono effettivamente ostacolarlo.
Integrazione di probiotici
In questa lista di studi vengono presentati gli effetti di integrazioni di svariati cebbi batterici, tra cui: Lactobacillus reuteri DSM 17938, Lactobacillus plantarum 299v e miscele a base di Enterococcus faecium, Lactobacillus acidophilus e Saccharomyces Boulardii.
Uno studio che ha utilizzato l’integrazione con Lactobacillus reuteri DSM 17938 alla dose di 3×108 unità formanti colonie (UFC) in combinazione con il ferro, ha riscontrato un aumento leggermente maggiore dell’emoglobina reticolocitariaReticolocitiGlobuli rossi prodotti dal midollo osseo che non hanno raggiunto la piena maturazione. Talvolta vengono analizzati per alcuni tipi di anemia, nei pazienti in chemioterapia e in caso di trapianto di midollo rispetto alla sola assunzione di ferro28.
Un altro studio ha rilevato che 1×1010 CFU di Lactobacillus plantarum 299v liofilizzato, assunto durante un pasto, può aver aumentato in misura modesta l’assorbimento del ferro. L’assorbimento del ferro è stato testato anche utilizzando una bevanda alla frutta arricchita sia da 1×1010 che da 1×109 CFU di Lactobacillus plantarum 299v, senza differenze di assorbimento tra le dosi2930.
Sono stati testati anche 1×1010 CFU di Lactobacillus plantarum 299v in bambini con carenza di ferro che assumevano vitamina C e ferro. Non sono emerse differenze sostanziali dei livelli di ferritina rispetto al gruppo placebo31.
Uno studio ha rilevato che l’assunzione di più fasi di ceppi multipli di batteri probiotici ha coinciso con un aumento statisticamente significativo del ferro e una diminuzione dei livelli di ferritina in pazienti con malattia renale cronica moderata, mentre il placebo non ha modificato i livelli di nessuno dei due32. Nella prima settimana, i partecipanti hanno assunto ogni giorno 0,377 g di una miscela di Enterococcus faecium, Lactobacillus acidophilus e Saccharomyces Boulardii durante i 3 pasti principali. Nelle due settimane successive, sono stati assunti 0,455 g di una combinazione di Bifidobacterium brevis, Bifidobacterium bifidum e Bifidobacterium longum e 0,455 g di Lactobacillus rhamnosus e Lactobacillus acidophilus a ogni pasto. Le integrazioni sono state mantenute per 3 mesi, con l’eccezione di una dose doppia assunta ai due pasti (colazione e pranzo).
È interessante notare che, in un gruppo di bambini, la somministrazione quotidiana per un anno di 1,9×107 CFU di Bifidobacterium Lactis HN019 e 2,4 g di oligosaccaridi prebiotici, ha coinciso con una riduzione della carenza di ferro e dell’anemia, rispetto al placebo, ma non vi è stato alcun effetto sul livello medio di emoglobina o sulla ferritina sierica33.
Un altro probiotico, invece, il Lactobacillus acidophilus, aumenta i livelli di vitamina B12 e di folato e di conseguenza dell’emoglobina, evidenziando che un aumento dell’emoglobina o una riduzione del tasso di anemia non necessariamente dipendono da una aumento dei livelli di ferro 34.
Nel complesso, alcuni ceppi batterici sembrano in grado di aumentare l’assorbimento del ferro. Una riduzione dell’infiammazione negli enterociti e la conseguente riduzione dei livelli di epcidina, sono meccanismi plausibili, ma questo argomento richiede ulteriori indagini.
Integrazione di vitamina C
La vitamina C aumenta la velocità con cui il ferro non eme passa dall’intestino al sangue3536.
In particolare, l’ascorbato (un sale minerale dell’acido ascorbico) fa la spola tra le cellule intestinali37.
All’esterno delle cellule, inoltre, l’ascorbato riduce il ferro in una forma più assorbibile e all’interno delle cellule aiuta a trasferire il ferro alla transferrina38.
La transferrina trasporta il ferro alle cellule, ma la relazione transferrina-ferro viene regolata dalla vitamina C, motivo per cui lo scorbuto (che deriva da una carenza di vitamina C) è spesso associato a un certo grado di anemia da carenza di ferro 3940.
Integrazione di vitamina A
In una meta-analisi di 21 studi clinici e 2 studi di coorte, l’integrazione di vitamina A per risolvere la carenza di ferro ha ridotto il rischio di anemia e ha aumentato l’emoglobina e la ferritina, sebbene non vi siano prove sufficienti per dimostrare che abbia ridotto in modo specifico la carenza di ferro41.
Parte dell’effetto sui livelli di emoglobina è probabilmente dovuto al ruolo della vitamina A nell’emopoiesi42.
Tuttavia, la vitamina A può svolgere un ruolo nell’aumentare l’assorbimento, come è stato riscontrato in alcuni studi43.
Effetti dell'integrazione di vitamina D
Uno studio che ha coinvolto 200 adolescenti sani, carenti di vitamina D ha rilevato che l’integrazione di 1000 UI al giorno ha ridotto i livelli di ferro e la saturazione della transferrina e aumentato la capacità totale di legare il ferro. Tali parametri sono invece rimasti pressoché invariati, nel gruppo di controllo che ha assunto 200 ml di latte e solo 40 UI di vitamina D al giorno44.
In un altro studio, confrontando integrazioni di 400 UI e 1000 UI su persone carenti di vitamina D, non sono stati riscontrati effetti degni di nota sul ferro sierico, sulla ferritina, sull’emoglobina, sulla capacità totale di legare il ferro e sulla saturazione della transferrina45.
Una ricerca clinica con adulti sani, invece, ha riscontrato una riduzione dell’epcidina con una dose unica di 250.000 UI a distanza di una settimana, ma non ha riscontrato differenze nei livelli di ferritina46.
In sostanza, l’integrazione di vitamina D può favorire indirettamente l’entrata del ferro nei tessuti, riducendo la sintesi di epcidina, l’ormone che consente all’organismo di regolare le quantità di ferro in circolo.
Carenza di ferro
La carenza di ferro nei neonati e nei bambini è associata a disturbi cognitivi, problemi psicomotori47 e comportamentali48.
Uno stato carenziale di ferro spesso si traduce in anemia, ma i sintomi spesso non sono affatto immediati. Se il ferro non basta per produrre emoglobina, l'organismo dapprima si adatta a sopravvivere con minori quantità di ossigeno e solo successivamente manifesta sintomi di affaticamento, disturbi cognitivi e altri sintomi correlati.
Altri problemi di salute che possono insorgere a causa della carenza di ferro sono: infezioni, insufficienza cardiaca, sindrome delle gambe senza riposo, depressione, picacismo49.
La carenza può portare a una riduzione dello stato antiossidante endogeno, che migliora quando i livelli vengono aumentati attraverso l'integrazione505152.
Cause di carenza
I dati epidemiologici rilevano un progressivo incremento dei sintomi collegabili a carenza di ferro anche nei paesi benestanti, nonostante l'abbondanza di cibo.
La prevalenza di anemia, infatti, è in crescita con la diffusione delle malattie cronico degenerative, le cui radici affondano nel disturbo del metabolismo cellulare che mantiene uno stato d'infiammazione silente prolungata53.
L’alimentazione iperglucidica, lo stile di vita e l’inquinamento sono alla base dei disturbi cronico-degenerativi, e l’anemia che ne deriva andrebbe indagata a fondo. Ad esempio, molte donne nel periodo pre-menopausa possono risultare anemiche, ma non sempre si tratta di una carenza di ferro.
Relazione tra emoglobina glicata e marcatori del ferro
I diabetici che presentano anemia da carenza di ferro hanno un’emoglobina glicata (detta anche glicosilata, emoglobina A1C o HbA1C) più elevata.
In generale, più sono bassi i marcatori del ferro, più è alta l’emoglobina glicata, e viceversa545556.
In uno studio randomizzato, in singolo cieco, controllato con placebo, i pazienti affetti da diabete di tipo 2 con anemia hanno registrato una maggiore riduzione dell’HbA1c rispetto al placebo con l’assunzione di integratori di ferro, che ha coinciso anche con una maggiore riduzione della glicemia a digiuno57.
Un altro lavoro invece non ha riscontrato cambiamenti sull’HbA1c con l’integrazione di ferro, ma non nelle persone affette da diabete di tipo 258.
Invece, altri tre studi non controllati con persone sideropeniche ma senza diabete, hanno riscontrato una riduzione dell’emoglobina glicosilata grazie all’integrazione di ferro596061.
In breve, la risoluzione dell’anemia da carenza di ferro tende a ridurre la quantità di emoglobina glicata in circolazione. Tuttavia, dato il ruolo del ferro nell’emoglobina, è probabile che si tratti di un effetto dell’aumento del turnover dell’emoglobina piuttosto che di una riduzione della glicazione. Per confermare questo aspetto sono necessarie ulteriori ricerche.
Consumo di latte vaccino
Il consumo di latte vaccino riduce le riserve di ferro nei neonati e nei bambini piccoli, un dato ben documentato in molte località. Sono stati identificati diversi meccanismi che possono contribuire alla carenza di ferro in questo giovane gruppo di popolazione.
Il più importante di questi è probabilmente il basso contenuto di ferro del latte materno, che rende difficile per i bambini ottenere le quantità di ferro necessarie per la crescita.
Un secondo meccanismo è la perdita occulta di sangue intestinale associata al consumo di latte vaccino durante l’infanzia, una condizione che colpisce circa il 40% dei neonati altrimenti sani e che cessa all’età di 1 anno circa.
Un terzo meccanismo è l’inibizione dell’assorbimento del ferro non eme da parte del calcio e della caseina, entrambi presenti in quantità elevate nel latte scremato.
Il consumo di latte vaccino produce un elevato carico di soluti a livello renale, che porta a una maggiore concentrazione di soluti nelle urine rispetto al consumo di latte materno, riducendo così il margine di sicurezza durante eventi disidratanti, come la diarrea. L’elevato apporto proteico può inoltre esporre i neonati a un maggior rischio di obesità nell’infanzia6263.
Donazione di sangue
La carenza di ferro è un effetto frequente delle donazioni di sangue. Sono state condotte ricerche sui pericoli di un uso frequente di questa pratica.
Uno studio del 1991 ha selezionato a caso, tra donatori e non, 244 persone anziane. Di questi, 110 (58 uomini e 52 donne) hanno donato un’unità (circa 485 ml) di sangue ogni 8-12 settimane, e solo 57 hanno completato ciclo di cinque donazioni64.
Ogni donazione tendeva a ridurre l’emoglobina, la ferritina plasmatica e le riserve di ferro, con un aumento della prevalenza della carenza di ferro di circa il 20% nel gruppo dei donatori contro il 10% nel gruppo dei non donatori.
Le riserve di ferro nelle donne avevano maggiori probabilità di subire una riduzione più marcata rispetto agli uomini.
Complessivamente, il 35% dei partecipanti ha consumato un integratore di ferro (im media di 18 mg al giorno) che però ha avuto effetto solo sulle donne. Negli uomini infatti non ci sono state differenze nelle riserve di ferro tra chi ne ha fatto uso e chi no.
È possibile che i tassi di carenza siano più alti perché i partecipanti che hanno abbandonato potrebbero averlo fatto a causa dei sintomi correlati alla carenza di ferro.
Uno studio di follow-up ha riportato i dati di 36 partecipanti (20 uomini, 16 donne) che hanno donato almeno 15 unità di sangue nell’arco di 3,5 anni65.
Il gruppo dei donatori aveva riserve di ferro più basse e una saturazione dell’emoglobina, dell’ematocrito e della transferrina leggermente inferiori rispetto ai non donatori.
La supplementazione non sembra influenzare in modo significativo le variazioni dell’emoglobina o dell’ematocrito, anche se coincide con una riduzione minore della saturazione della transferrina nei partecipanti non anemici.
Tuttavia, se si considerano i partecipanti che hanno interrotto lo studio, i livelli di emoglobina erano più bassi e molti abbandoni erano dovuti a un basso livello di ematocrito. È stato inoltre stimato che in media l’uomo perde 242 ± 17 mg (media e deviazione standard) di ferro per donazione, mentre la donna 217 ± 11 mg.
I dati raccolti nei donatori di sangue suggeriscono che tale pratica conduce a carenza subclinica di ferro666768.
La frequente donazione di sangue può ridurre i livelli di ferro e causare anemia. L’integrazione può essere necessaria per le persone ad alto rischio di carenza, in particolare per le donne in pre-menopausa.
Interventi chirurgici con perdita di sangue
Gli interventi chirurgici che comportano una perdita di sangue possono causare anemia. La trasfusione di sangue allogenico sembra indicare un rischio maggiore di carenza rispetto all’uso di sangue autologo.69
Celiachia e diete senza glutine
L’anemia da carenza di ferro è più comune nelle persone affette da celiachia, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo.707172737475
Più i villi della superficie intestinale sono danneggiati maggiore è la carenza di ferro.
A ciò si aggiunge una più frequente carenza di folati e vitamina B12 per chi è affetto da celiachia.
Inoltre, le diete prive di glutine possono ridurre l’assunzione di ferro a causa di scelte dietetiche errate76.
Intervento di bypass gastrico
L’intervento di bypass gastrico è causa di un’ampia varietà di carenze nutrizionali, e il ferro non fa eccezione77.
Infiammazione intestinale
L’assorbimento intestinale del ferro è ridotto da un’eccessiva segnalazione infiammatoria (in particolare dell’IL-6), che aumenta la produzione di epcidina negli epatociti.7879
L’anemia è più comune sia nella malattia di Crohn che nella colite ulcerosa.80
Mestruazione
Le mestruazioni eliminano il ferro dall’organismo a intervalli regolari e un flusso più abbondante si associa a un maggior rischio di carenza.8182
Helicobacter pylori
L’infezione da Helicobacter pylori rende più inclini a sviluppare carenza di ferro e anemia. La terapia di eradicazione dell’H. pylori aumenta i livelli sierici di ferritina e di emoglobina indipendentemente dall’assunzione di ferro.8384
L’infezione da H. pylori può portare a gastrite perchè danneggia la mucosa, laddove si riducono, per altro, le concentrazioni di vitamina C. Tutto ciò contribuisce a ridurre l’assorbimento di ferro.8586878889.
Carenza di ferro in gravidanza
La gravidanza aumenta il fabbisogno di ferro, di conseguenza è più probabile che si verifichi una carenza quando l'apporto non viene aumentato a sufficienza.90
In uno studio durato 6 mesi, non randomizzato né controllato, condotto con 70 donne in gravidanza, sovrappeso o obese tra i 18 e i 44 anni, la somministrazione di 6 g di clorella al giorno ha aumentato i valori ematici del ferro, riducendo il rischio di anemia91.
Inoltre, durante il periodo in cui è stata utilizzata la clorella, sono stati osservati anche una minor proteinuria urinaria e una riduzione dell’edema agli arti inferiori.
Miglior integratore di ferro
Il ferro per l'integrazione orale è disponibile in compresse o liquidi, sottoforma di sale, chelato, a lento rilascio e infine come ferro eme polipeptide. Ognuno fornisce quantità diverse di ferro elementare. La somministrazione endovenosa richiede forme specifiche.
Le formulazioni contenenti Fe2+ (ione ferroso) sono più biodisponibili, ma talvolta possano causare qualche disturbo. Al contrario, le preparazioni a base di ferro ferrico (Fe3+) sono meglio tollerate ma non altrettanto efficaci92.
Ecco alcune delle forme di ferro più comuni presenti negli integratori:
Sali di ferro
% di f. elementare
mg di f. elementare
Ferro sulfato
20
64
Ferro fumarato
33
99
Ferro gluconato
12
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Ferro bisglicinato
Un'altra forma è il ferro bisglicinato ferroso, ottenuto per chelazione con due molecole di glicina. Il bisglicinato ferroso è più tollerato a livello gastrointestinale rispetto alle altre forme. Inoltre, grazie alla sua struttura chimica stabile, è meno influenzato dai composti inibitori, tra cui ad esempio i fitati presenti nei cereali.
Una meta-analisi ha dimostrato che il bisglicinato di ferro è più efficace dei sali di ferro nell'aumentare i livelli di emoglobina nelle donne in gravidanza, ma nei bambini la sua efficacia è paragonabile a quella di altri preparati di ferro93.
Formule a lento rilascio
Infine, uno studio in vitro, basato su un modello di intestino umano, ha confrontato integratori di ferro a rilascio ritardato e normale, rilevando che le compresse a lento rilascio non si scioglievano completamente nemmeno dopo 24 ore. Inoltre, l'assorbimento del ferro era notevolmente inferiore rispetto alle compresse normali94. Questi risultati devono essere confermati da studi clinici.
Ferro eme polipeptide
Il ferroemepolipeptide (HIP) è un'altra forma di ferro ottenuta da sangue suino o bovino mediante idrolisi enzimatica, in cui il ferro eme è legato a peptidi derivati dall'emoglobina digerita95.
Questa forma di ferro potrebbe avere una maggiore biodisponibilità e minori effetti collaterali gastrointestinali rispetto ad altri composti di ferro, ma servono ulteriori evidenze.
Uno studio ha dimostrato che l'HIP, assunto durante i pasti, aumenta in modo significativo l'assorbimento del ferro rispetto al fumarato ferroso, senza effetti collaterali96.
Somministrazione endovenosa
Quando il ferro viene somministrato per via endovenosa, il carbossimaltosio ferrico e il saccarosio di ferro sono le forme più efficaci per aumentare i livelli di emoglobina e ferritina in un periodo di quattro settimane97.
Come assumere un integratore di ferro
L'orario di assunzione può influenzare l'assorbimento del ferro? È meglio un'assunzione periodica in prossimita del ciclo mestruale oppure una integrazione continua? Molte ricerche hanno cercato di rispondere a queste domande.
Confronto tra assunzione a giorni alterni e giornaliera
In un lavoro di Stoffel e colleghi, i partecipanti impoveriti di ferro (ma non carenti) hanno assunto la stessa dose di ferro ogni giorno oppure a giorni alterni, rispettivamente per 14 e 28 giorni. La somministrazione a giorni alterni ha portato a una riduzione dei livelli di epcidina e a un maggior assorbimento del ferro98.
Tuttavia, non si sono riscontrate differenze significative nel ferro sierico o nell’emoglobina tra i gruppi al termine dei rispettivi periodi di somministrazione. Il gruppo a giorni alterni ha registrato un aumento non significativo della ferritina. Il gruppo a dosaggio alternato ha avuto meno nausea ma più mal di testa.
In un altro lavoro condotto dagli stessi ricercatori, i partecipanti con carenza di ferro assorbivano più ferro e avevano meno effetti collaterali quando assumevano le dosi a giorni alterni. Purtroppo lo studio è troppo breve per valutare gli effetti a lungo termine.99
Una volta o due volte al giorno a confronto
Sono state riscontrate differenze degne di nota nell’assorbimento del ferro quando la stessa dose è stata suddivisa in due somministrazioni. L’epcidina sierica però è aumentata in misura minore quando il ferro è stato assunto una volta sola durante il giorno.
Ogni condizione sperimentale è durata solo 3 giorni: troppo breve. Uno studio precedente degli stessi autori ha ottenuto risultati simili100.
Uno studio sulla prevenzione dell’anemia in gravidanza ha utilizzato la somministrazione unica e divisa in due momenti del giorno per dosaggi diversi: 130mg e 65 mg al dì 101.
La riduzione dell’emoglobina è stata leggermente inferiore nel gruppo con la dose più elevata, ma nel complesso le differenze erano comparabili. Il gruppo che assumeva una volta al giorno ha sperimentato una nausea notevolmente inferiore.
Un altro studio che ha coinvolto donne sane in gravidanza gemellare, ha utilizzato una dose di 27 mg e una dose da 54 mg, somministrandole una o due volte al giorno.
L’integrazione è iniziata a 12 settimane ed è stata mantenuta fino a 36 settimane102.
Non si sono verificati cambiamenti degni di nota nell’emoglobina in entrambi i gruppi. Solo nel gruppo con il dosaggio più alto si è registrato un aumento molto maggiore della ferritina, come ci si poteva aspettare.
Dosi intermittenti
Una meta-analisi ha esaminato l’integrazione intermittente (una, due o tre volte alla settimana) di ferro rispetto a quella giornaliera per aumentare i valori del ferro e prevenire l’anemia in donne mestruate adolescenti e adulte 103.
Nel complesso non c’erano differenze importanti dello stato anemico tra i gruppi. Si è visto però che l’integrazione giornaliera può essere più efficace a lungo termine se il ferro viene assunto da solo invece che in combinazione con l’acido folico.
Inoltre, gli effetti collaterali erano meno probabili con le assunzioni settimanali che con quelle quotidiane, suggerendo che per le persone intolleranti all’integrazione di ferro, le dosi settimanali possono essere preferibili e altrettanto efficaci di quelle giornaliere 103.
In sostanza, non è chiaro quanto la frequenza di somministrazione possa condizionare l’assorbimento del ferro. Ad ogni modo, molti studi sottolineano che, riducendo la frequenza, l’integrazione di ferro può essere meglio tollerata.
Integrazioni periodiche e continue
L’assunzione di un integratore di ferro nel periodo delle mestruazioni sembra aumentare la ferritina e l’emoglobina e ridurre il rischio di anemia (RR 0,73; 95% CI 0,56-0,95). L’integrazione quotidiana è più efficace nel ridurre il rischio di anemia rispetto a quella intermittente, effettuata una o due volte a settimana in giorni separati104.
L’assunzione di un integratore di ferro nel periodo delle mestruazioni sembra ridurre l’anemia, meglio se l’integrazione è quotidiana per tutta la durata del periodo.
Riducono la disponibilità di ferro
Gli alimenti di uso comune che riducono la biodisponibilità di ferro nel nostro organismo sono quelli che contengono acido clorogenico, acido rosmarinico e acido fitico. Se sei carente di ferro è bene tu faccia attenzione a ciò che contengono gli integratori e i farmaci che assumi, specie se contengono calcio, ossido di magnesio e zinco.
Calcio
Una dose di 300 mg di carbonato di calcio assunta durante un pasto con hamburger ha ridotto l’assorbimento di ferro (37 mg di solfato ferroso) dal 2,12% all’1,61%. La stessa dose assunta senza cibo ha ridotto l’assorbimento del ferro dal 7,68% al 6,50%105.
È stato altresì rilevato che nelle persone con basse riserve di ferro, 600 mg di calcio da carbonato di calcio hanno ridotto l’assorbimento del ferro (solfato ferroso) dal 13% al 7,3% durante il pasto, mentre l’assorbimento è aumentato dal 18% al 21,5% quando l’integratore di calcio è stato assunto senza cibo. Nelle persone con normali riserve di ferro, le stesse dosi non sembravano influenzare l’assorbimento.
Un test eseguito con l’assunzione di 600 mg di calcio durante un pasto studiato per inibire l’assorbimento di ferro (uova, muffin, fiocchi di crusca, zucchero, latte e caffè), ha rilevato che l’assimilazione del ferro si è ridotta:
dell’1,2% (senza calcio aggiunto),
dello 0,7% con il carbonato di calcio,
dello 0,5% con il citrato di calcio e
dello 0,4% con il fosfato di calcio. Tutte le differenze erano statisticamente significative.
L’assorbimento di 65 mg di ferro da un integratore multivitaminico/minerale è stato drasticamente ridotto dalla somministrazione contemporanea di 200 mg di solfato di calcio e 100 mg di ossido di magnesio, mentre l’assorbimento di 60 mg di ferro è stato ridotto da 350 mg di carbonato di calcio assunto con 100 mg di ossido di magnesio.106
In un altro studio, 500 mg di calcio elementare da carbonato di calcio hanno ridotto notevolmente la ritenzione di ferro supplementare durante un pasto.107
Candia e colleghi hanno trovato che l’assorbimento di 5 mg di ferro non eme presi assieme a 800 grammi di calcio di varie forme, è stato soppresso da (in ordine dal più al meno): citrato di calcio, gluconato, solfato, fosfato, carbonato, cloruro e lattato. Il citrato di calcio ha causato una riduzione significativa.108
In un lavoro di Gaitán e colleghi, dosi da 200 a 1500 mg di cloruro di calcio hanno avuto solo un piccolo effetto inibitorio, dipendente dalla dose, sull’assorbimento del ferro non eme, minore di quello della maggior parte degli altri sali di calcio.109
Per contro, un altro studio ha invece rilevato che dosi di appena 40 mg di cloruro di calcio hanno ridotto notevolmente l’assorbimento del ferro. Tale differenza rispetto al precedente studio è molto probabile dipenda da una somministrazione avvenuta ai pasti anziché a digiuno.110
Il calcio si conferma decisamente un forte inibitore dell’assorbimento del ferro e quindi si deve evitare l’uso contemporaneo di integratori di calcio e di ferro.
Caffè, tè e infusi
Il caffè può ridurre l’assorbimento del ferro111, a causa della presenza di acido clorogenico, un noto chelante del ferro.112
Questo meccanismo estenderebbe l’inibizione all’estratto di caffè verde, una fonte ancora più ricca di acido clorogenico.
Il tè, sia verde che nero111, potrebbe inibire l’assorbimento del ferro, forse per la presenza di catechine113 e teaflavine.114
Anche gli infusi di camomilla, tiglio, menta, mentuccia e verbena possono ridurre l’assorbimento del ferro.111
Curcumina e peperoncino
La curcumina (il componente più attivo della curcuma) ha dimostrato di poter ridurre l’assorbimento del ferro nei topi, ma solo quando dosi elevate (dose umana stimata: 8-12 g) sono state associate a una dieta povera di ferro115.
Quando i topi sono stati alimentati con diete con livelli adeguati di ferro, la curcumina non sembra ostacolare in modo significativo l’assorbimento del ferro116.
Infine, negli esseri umani, 500 mg di curcuma non sembrano ostacolare l’assorbimento del ferro.
L’aggiunta di 4,2 g di peperoncino macinato (Capsicum annuum) a un pasto arricchito con 4 mg di ferro non eme ha mostrato un moderato effetto inibitorio sull’assorbimento del ferro (38%). A causa dell’aggiunta di peperoncino, il pasto era relativamente ricco di acido fitico117.
Fibra
Lo psillio è una fibra alimentare (circa metà solubile e metà insolubile) che può ridurre l’assorbimento del ferro non eme (senza alcun effetto da parte della vitamina C)118 e anche di aumentare il pH del colon, incrementando così il riassorbimento del calcio119.
Le fibre alimentari possono avere un effetto inibitorio acuto sull’assorbimento del ferro, mentre quelle fermentabili possono aumentare il riassorbimento dei minerali nel colon 120, ma alcuni studi non hanno riscontrato effetti sul metabolismo del ferro con l’integrazione prolungata di circa 10 g di psillio.121122123
Rosmarino e spezie
È stato dimostrato che anche il rosmarino (una fonte di acido rosmarinico) riduce l’assorbimento del ferro non eme113. L’ingestione di ferro in concomitanza con spezie ricche di acido fitico o fenolico può ridurne l’assorbimento.
Quercitina
In uno studio randomizzato e controllato, 500 mg di quercetina al giorno per 12 settimane hanno alleviato il sovraccarico di ferro nei pazienti affetti da beta-talassemia, riducendo in particolare il ferro sierico, la ferritina e i marcatori infiammatori.124
La quercetina è stata anche riconosciuta come un forte chelante del ferro.125
Zinco
I minerali possono competere tra loro per le vie di assorbimento e lo zinco e il ferro competono per alcuni trasportatori, come il trasportatore di metalli divalenti 1 (DMT1), il trasportatore di rame 1 (hCTR1) e Zip14126127.
Sebbene i risultati non siano del tutto coerenti, è stato dimostrato che il dosaggio simultaneo di ferro e zinco porta a una riduzione dell’assorbimento del ferro quando le dosi sono somministrate in acqua, anche se l’assorbimento non sembra essere influenzato quando i minerali sono forniti con gli alimenti128.
Sembra che non vi siano differenze nell’assorbimento con l’aggiunta di 15 mg di zinco al giorno129.
Un confronto tra dosaggi (120 mg di ferro e 30 mg di zinco contro 120 mg di solo ferro; 60 mg di ferro e 15 di zinco contro 60 mg di solo ferro) non ha mostrato differenze degne di nota tra ferro con zinco e senza, in termini di livelli di emoglobina o ferritina130.
In un altro lavoro durato 6 settimane, 22 mg di solo zinco assunti da persone con basse riserve di ferro hanno ridotto il ferro plasmatico, la ferritina e la saturazione della transferrina, ma non l’emoglobina131.
Una dose giornaliera di 10 mg di un integratore di zinco somministrata per 3 mesi a bambini di 8-9 anni ha determinato una certa riduzione dei livelli di ferro nel siero, ma non sono state riscontrate differenze degne di nota rispetto al placebo per quanto riguarda l’emoglobina, la ferritina, la transferrina o la saturazione della transferrina132.
In un esperimento che ha utilizzato pasti contenenti ferro marcato con radioisotopi, l’integrazione giornaliera con 20 mg di zinco tra i pasti non ha influito sull’assorbimento del ferro133. Tuttavia, dopo 2 mesi si è registrata una forte tendenza alla riduzione del ferro sierico e della ferritina sierica, ma non dell’emoglobina.
Sebbene quanto rilevato negli studi risulti incoerente e resti in parte da chiarire, in sostanza, si può concludere che lo zinco può ridurre l’assorbimento del ferro. È anche probabile che questo effetto si manifesti in modo indipendente da altri fattori interferenti l’assimilazione.
Possibili benefici del ferro
La presenza di ferro e zinco negli alimenti è stata associata a una minore probabilità di depressione, in base a un riesame di molteplici studi sull'argomento 134.
Integrazioni di ferro nella depressione
Per quanto riguarda l’integrazione, uno studio su donne affette da anemia e depressione ha confrontato l’assunzione vitamina D da sola e con l’aggiunta di 27 mg/d di ferro135.
Non è stato possibile stabilire quanto abbia influito la sola vitamina D e in che misura l’integrazione di ferro abbia aumentato l’emoglobina, dato che quest’ultima viene influenzata negativamente da un basso apporto di vitamina B12 e folati.
In sostanza, non è possibile trarre conclusioni sugli effetti del ferro nella depressione.
Nel caso della depressione post-partum, la maggior parte degli studi ha trovato un’associazione positiva tra anemia e carenza di ferro, anche se non è chiaro quanto sia potente la relazione136.
Negli studi controllati dove è stato somministrato ferro per via orale come profilassi è stata riscontrata una riduzione dei punteggi di depressione nel periodo post-partum rispetto al placebo sia nelle partecipanti anemiche137 che in quelle non anemiche138.
Una riduzione significativa dello stato depressivo è stata evidenziata dopo una singola iniezione endovenosa eseguita dopo un’emorragia post-parto, grazie a un maggior aumento dell’emoglobina rispetto alla somministrazione orale139.
L’integrazione di ferro durante la gravidanza, aggiunto alle inezioni per il trattamento dell’anemia severa dopo il parto, ha ridotto le probabilità di soffrire di depressione, anche se è possibile che questo dato sia stato influenzato dall’integrazione di altri nutrienti 140.
Sindrome delle gambe senza riposo
Sindrome delle gambe senza riposo o sindrome Willis-Ebkom
Una meta-analisi ha selezionato 10 studi randomizzati e controllati con placebo in cui è stato somministrato del ferro a pazienti con sindrome delle gambe senza riposo per 4 settimane, seguito da un periodo di monitoraggio.141.
Gli esiti primari sono stati la variazione rispetto al punteggio base della sindrome delle gambe senza riposo (IRLSS = International Restless Legs Syndrome Score) e la percentuale di partecipanti che traeva giovamento secondo tale punteggio.
Gli esiti secondari erano la qualità della vita e la qualità del sonno, dove però non è stato possibile giungere a conclusioni chiare.
La somministrazione di ferro in 8 studi è avvenuta per via endovenosa, mentre solo 2 studi hanno utilizzato l’integrazione orale. Per entrambe le vie di somministrazione, nel complesso, la riduzione del disturbo è stata modesta ma statisticamente significativa, soprattutto con l’uso di carbossimaltosio ferrico per via endovenosa.
La terapia orale con ferro ha portato a un tasso maggiore di eventi avversi (RR 2,04 (95% CI 1,46-2,85), per lo più disturbi gastrointestinali.
Prestazioni sportive
I livelli di ferro nell'attività sportiva aerobica
Ci si aspetta che la risoluzione dell'anemia migliori le prestazioni atletiche a causa degli effetti negativi di un ridotto trasporto di ossigeno142, ed è anche possibile che la carenza di ferro in assenza di anemia possa compromettere le prestazioni.
Una meta-analisi di 18 studi ha esaminato gli effetti dell'integrazione di ferro sulla fatica e sulle prestazioni fisiche in persone con carenza di ferro ma non anemia143. Dei 4 studi che hanno esaminato la fatica, tutti hanno riscontrato una modesta riduzione, anche se il risultato non era statisticamente significativo.
Non è chiaro se il [tooltip tipcontent="Misura che indica il volume di ossigeno massimo (in millilitri) consumato per minuto per chilogrammo di peso. Definisce il livello cardiorespiratorio e aerobico dell’atleta."]VO₂ max[/tooltip] sia stato significativamente influenzato dall'integrazione di ferro.
Nonostante l'assenza di anemia, i livelli di emoglobina sono aumentati con l'integrazione di ferro, suggerendo che potrebbe esserci un beneficio per le prestazioni aumentando i livelli di emoglobina all'interno dell'intervallo normale, anche se non è chiaro quale sia l'effetto sulle persone non affette da carenza di ferro e quale sia la soglia per la sufficienza di ferro.
Un altro studio ha riscontrato un miglioramento della resistenza durante l'esercizio submassimale e massimale nelle donne con bassi livelli di ferro, ma non anemiche, che hanno assunto 42 mg di ferro al giorno144.
Effetti collaterali del ferro
Gli effetti collaterali avversi del ferro dipendono perlopiù dalla sua attività ossidativa che catalizza la produzione di radicali OH attraverso la reazione di Fenton145.
In condizioni normali, l'organismo è in grado di mitigare la tossicità del ferro attraverso alcuni meccanismi chiave, tra cui ad esempio vi sono146:
la prevenzione dello stress ossidativo attraverso meccanismi che coinvolgono superossido dismutasi, catalasi, glutatione, glutatione perossidasi e tioredoxine;
il legame con le proteine; ad esempio la ferritina costituisce nelle cellule le riserve di ferro, mentre la transferrina è la principale proteina di trasporto, in grado di mitigare momentanei esuberi in circolo di ferro libero.
A livello intracellulare il controllo del ferro avviene grazie alla IRP (iron regulating protein), una proteina che agisce come un sensore intracellulare e che governa altresì la produzione della ferritina e dei recettori per la tranferrina.
Una quantità eccessiva di ferro oppure un errato funzionamento dei meccanismi appena descritti, danneggia inevitabilmente tutte le cellule e i tessuti147148, compresi il fegato149150, i vasi sanguigni151152, il colon153.
Sebbene un sovraccarico nutrizionale rappresenti la maggior minaccia alla salute, anche uno scarso legame con la transferrina, come si riscontra nei disturbi epatici (ad esempio nella steatosi) e nel diabete di tipo 2, impedisce il controllo della tossicità del ferro, peggiorando ulteriormente lo stato di salute154155156.
Le vitamine antiossidanti e una serie di composti, come l'EGCG, la curcumina, la quercetina, la silimarina, il calcio, possono essere utilizzati, a seconda dei casi, per chelare il ferro o ridurne l'assorbimento.157158159160161162
Per concludere
Nonostante i significativi progressi, restano ancora da chiarire molteplici aspetti che riguardano il metabolismo e l'omeostasi del ferro163.
In ematologia la relazione tra ferro e produzione di piastrine presenta ancora punti oscuri, mentre sono necessarie maggiori informazioni sul ruolo del ferro nello sviluppo e nella funzione dei linfociti B, nei tumori maligni come il mieloma multiplo e nella risposta alle malattie infettive. Sono necessari ulteriori approfondimenti su come Tfr2 (recettore per la transferrina 2) si interseca con la via di segnalazione dell'eritropoietina e il metabolismo osseo.
Sono necessari nuovi protocolli di integrazione del ferro e indicazioni chiare per ottimizzare le terapie e integrarle con nuovi approcci più mirati per i disturbi come l'emocromatosi. Nel prossimo futuro, tutti questi approcci dovrebbero consentire un trattamento più personalizzato dei disturbi del ferro.